La materia è calda, quasi incandescente: bullismo, omofobia, promiscuità sessuale a buon mercato. Un bacio di Ivan Cotroneo, che racconta la storia di tre adolescenti alle prese con l’isolamento causato dalla ghettizzazione operata ai loro danni dai coetanei, è un instant movie che si confronta con i problemi enormi che gli adolescenti devono affrontare, specie dall’avvento delle nuove tecnologie.
Lorenzo è un ragazzo adottato da una coppia senza figli. Esuberante, dal look chiassoso e molto egocentrico deve scontrarsi con il rifiuto dei compagni, che hanno addirittura creato una pagina Facebook a lui intitolata piena di commenti spiacevoli e parolacce. Blu è una ragazza con la passione per la scrittura, che i compagni accusano di essere una ragazza facile (ha un ragazzo più grande che comparirà solo alla fine), imbrattando i muri con insulti pesanti a lei indirizzati. Antonio è un campioncino di basket che ha perso il fratello maggiore in un incidente e si sente oppresso dai genitori iperprotettivi. Accettato solo per le sue doti sportive, viene scansato socialmente e considerato quasi un ritardato.
Hanno 16 anni, frequentano lo stesso liceo e sono terribilmente soli. Tanto è violento il rifiuto di cui sono oggetto da portarli a coalizzarsi e diventare amici. Un’amicizia tenera un po’ alla Jules e Jim, fatta di cene dove si vestono da elegantoni, di passeggiate notturne per la città e di scherzi contro i loro detrattori.
Impossibile non pensare al triangolo formato da Ezra Miller, Emma Watson e Logan Lerman in Noi siamo infinito – anch’essi un gay, una ragazza con un passato di dubbia moralità con gli uomini e un timidissimo “ragazzo da parete” – come modello di questo film che se a livello tematico è sicuramente necessario e importante (tanto da essere stato oggetto di un tour nelle scuole), a livello artistico presenta delle carenze soprattutto a livello di direzione degli attori. In particolare nella costruzione del personaggio di Lorenzo (Rimau Grillo Ritzberg), figura di giovane omosessuale un po’ troppo stereotipata, sopra le righe e con abbondanza di cliché, per risultare credibile. Molto più in parte la ragazza del trio, Valentina Romani, convincente nei panni dello spirito libero e anticonformista, e lo “scemo” del terzetto Leonardo Pazzagli.
La passione per l’argomento di Cotroneo, che invita i ragazzi a reagire, a non nascondere la propria personalità per paura dell’ostracizzazione e del giudizio degli altri va un po’ a discapito dei raggiungimenti artistici del film (più spontaneo e meno “a tesi” La Kryptonite nella borsa), ma ha il pregio di prendere a tema e illuminare su quella che è una vera piaga sociale, che spesso può trasformarsi in tragedia, come dimostrano i suicidi di adolescenti avvenuti in seguito a forme di persecuzione sui social.
Un film sulle responsabilità che gli adulti hanno nei confronti dei ragazzi non omologati o anticonformisti, che meritano non tanto di essere “tollerati” ma accettati esattamente come sono. Come spiega un umanissimo Thomas Trabacchi – figura splendida di padre – a una professoressa bacchettona scandalizzata perché il figlio si è presentato a scuola con le unghie smaltate. Un film non saldissimo sulle proprie gambe, ma che invita ad accettare e “amare” anche chi è lontanissimo da noi per aspetto e comportamenti, spesso sullo sfondo di musiche pop (la colonna sonora è di Mika) che danno vita a momenti musical, cifra distintiva di Cotroneo dai tempi della serie tv Tutti pazzi per amore, arricchite da pop up animati coloratissimi. Imperfetto, ma non per questo non amabile, proprio come i suoi teneri protagonisti.
L’urgenza e la delicatezza con cui vengono raccontati i temi forti del film
La recitazione artificiosa dei protagonisti.
Agli adolescenti e ai loro genitori, per capire meglio le dinamiche a volte terribili che si instaurano tra coetanei.