“Un giorno di pioggia a New York” (A Rainy Day in New York, 2019) è il quarantottesimo lungometraggio del regista newyorkese Woody Allen.
Un ex studente qualsiasi.
Una ex sbarazzina qualsiasi.
Una coppia che si ritrova in una panchina fra le tante. Gatsby e Ashleigh due volti, due vite e forse una nuova storia. Tra ambizioni e vincite fortunate e tra notizie da prima pagina e vita jet set.
E sì il regista newyorkese torna in grande spolvero si dà del pivello e di un povero studentello che torna nella sua amata grande mela.
Un Woody Allen che riesce a conquistare il gioco filmico con grande arguzia, intelligenza, tensione romantica e spirito nei luoghi che conosce e nei meandri narrativi passati, visti cercando di donarci il meglio della malinconia, commedia, ironia e intensità d’animo.
Un Woody Allen che fa ridere e pensare come non succedeva da tempo, come non si compiaceva più di farlo con un titolo salutare, dove la pioggia terge, pulisce e addolcisce dove può i battibecchi, i piccoli litigi e fughe d’amore classiche e quasi ovvie.
Un weekend a New York per due ragazzi, fidanzati desueti di termine, per conoscere delle persone e forse per incontrarsi di nuovo; si ritrovano a passare dei giorni in mezzo ai casi della vita.
Lui un giovane acculturato di buona famiglia chic, ma le confessioni della madre sfaldano ogni bella idea di un podio inesistente.
Lei una ragazza volitiva e piena di vita, in difficoltà con le parole e con le interviste, si ritrova ad essere una giornalista di prima pagina e una star a sorpresa tra un regista idolo e uno sceneggiatore poco convinto della moglie…
Pochi attimi nella grande mela e il regista riesce a dipingere sensazioni, timori, ironie, leccornie, malinconie, tempi passati, titubanze e incroci senza strade come casi in un set.
Gatsby è alla prova del bacio in una scena fuori onda per provare o per scherzo; Ashleigh incontra il suo regista preferito Roland Pollard per scambiare opinione e un’intervista impossibile. Da occasioni rare, da combinazioni casuali, vite e finzioni vanno di pari passo. Come sapere come si sviluppa un film, come si gira una relazione, come si scopre la star senza saperlo. Tutto con battute e ironie senza pausa con risate aperte, strette, amare e sfottò al cinema che fu e a quello che forse deve venire. Un giovane Allen nei panni di un ragazzo sapiente e saggio con una mamma per niente perfetta.
Un film di grande dimensioni interiori con un passato che ritorna tra scanzonati battibecchi, vincite a sorpresa, cliché narrativi e cultura isterica.
Giorno di passaggi e di incontri casuali, fino a musei, telefonini squillanti, ombrelli orientali e salutari amori come traditi dal fiore giovanile.
Di qualcosa, dimmi qualcosa, dire molto per dire moltissimo o nulla; il regista sfoga sempre la sua verve con argomentazioni varia tra dizioni sofisticate e beceri discorsi su baci, su come fare soldi di fortuna o come lasciarsi andare come escort di lusso. Una madre che spara ogni cartuccia per zittire cliché consolidati e sesso libero finché l’uomo giusto ferma ogni isterismo e voglia sfrenata. Il padre di…..
Pioggia aspettata e bagno di lacrime commedianti, con battute al fulmicotone e speranze di prove attoriali. Mentre i baci si evolvono durante la recita tra un quattro e un sei scarso. Cosa vuoi, ci si bacia sul set…per far andare il film fino al bagno di pioggia e di lingua all’orologio di Central Park. Il centro di ogni storia che si conviene, una romantica commedia.
A chi…prestare il volto per un vecchio oltre (ottuagenario) se non a un arguto ragazzo pieno di voglia, fortunato e con un set che aspetta solo lui (anche se i baci non sono il suo forte).
New York rimane lì con i suoi luoghi lontani e le sue vite in cammino, tra un marciapiede e una stanza, una scalinata e un appartamento nascosto. Manhattan è li a due passi per ricordare parole e vite di un cinema di ieri e di passate malinconie.
Timothée Chalamet (Gatsby) e Elle Fanning (Ashleigh) è la coppia assortita e divisa; entrambi spigliati e sagacemente ironici. Sembrano lì per caso ma ci sanno fare (e bene).
Selena Gomez (Shannon) e Jude Law (Ted) è l’altra coppia di parti che non si vedono mai e che s’imbattono nei primi due per scombinare il weekend a New York. E il nome di Roland Pollard fa le veci di altri autori e di ispirazioni incomprese.
Fotografia di Vittorio Storaro come si conviene ad un connubio di ‘grande leva’.
Regia di W. Allen che torna spiritosa e in forma (con i titoli come un marchio di fabbrica)
Voto: 8+/10 (****) -cinema pensieroso-