Un piano perfetto: la recensione di Emilia Iuliano
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Un piano perfetto: la recensione di Emilia Iuliano

Un piano perfetto: la recensione di Emilia Iuliano

«I matrimoni funzionano solo al secondo “Sì”». Se l’assunto di Corinne (Alice Pol) ben descrive la maledizione che affligge da generazioni le donne dalla sua famiglia, protagoniste di Un piano perfetto, non rende affatto giustizia all’unione artistica del regista, Pascal Chaumeil, che con quest’opera conferma la forza dell’intesa con gli sceneggiatori Laurent Zeitoun e Yoann Gromb, dopo il successo de Il truffacuori.

D’altra parte, consapevole di aver allestito un’ottima commedia nel 2010, il trio ripropone alcuni dei suoi assi, ribaltandone i punti di vista. Al posto dello sfaciacoppie professionista interpretato da Romain Duris, abbiamo l’altolocata parigina Isabelle (una Diane Kruger in grande spolvero), decisa a tutto pur di sposare il suo principe azzurro, bandendo ogni genere di sciagura. Una mission che, secondo la sorella Corinne, può essere portata a termine solo grazie a delle prime nozze-lampo con un marito mercenario, disposto a divorziare immediatamente. Peccato che il “fortunato” non si presenti all’appuntamento e l’unica speranza rimasta sia abbindolare un irritante e modesto redattore di guide turistiche che si trova “nel posto sbagliato al momento giusto”, Jean-Yves (DanyGiù al NordBoon), seguendolo nel suo viaggio d’esplorazione in Africa. Inutile dire che la trovata disperata riserverà non poco imbarazzo alla nostra eroina sui generis che, nonostante camere d’albergo appestate, vivande improbabili e leoni affamati, riuscirà a sedurre la sua preda. Cotto a puntino, infatti, il povero Jean-Yves non sarà minimamente sfiorato dall’idea di lasciarsi sfuggire l’avvenente compagna. Seppur impegnata senza tregua a dimostrarsi una pericolosa-e-crudele-psicopatica-megera-di-prim’ordine. Ma si sa, nelle rom-com, un «ti detesto» fa presto a trasformarsi in un «ti amo»

Scontato non è, invece, il percorso che la coppia protagonista compie da un capo all’altro dello spettro sentimentale. Chaumeil & Co., infatti, si dimostrano anche questa volta capaci di riproporre con originalità gli schemi del genere. Innanzitutto affidandosi a un duo inedito, ma perfettamente affiatato. L’alchimia tra la Kruger e Boon è palapabile fin dalle prime sequenze. E se il francese regala la sua ennesima buona prova comica, la collega di origini tedesche sfodera sorprendenti assi nella manica, dimostrando grande autoironia e regalandoci la sua migliore performance dai tempi di Bastardi senza gloria.
In secondo luogo, riuscendo a calibrare le gag che lambiscono la slapstick e la commedia demenziale con buone manciate di romanticismo e qualche pizzico di dramma. Un vero lavoro da giocolieri, i cui birilli rimangono in equilibrio grazie a un sempre efficace escamotage, la metanarrazione, grazie alla quale qui Isabelle e Jean-Yves diventano i protagonisti di una “fiaba” tramandata da amici e parenti.

Insomma, un vero piano perfetto, se la corsa verso l’happy end non avesse lasciato nell’epilogo qualche buchetto di troppo, che avrebbe potuto essere agilmente riempito. Ma che altrettanto semplicemente si perdona, lasciandosi avvolgere da risate, spensieratezza e ottimismo.

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Mi piace
Diane Kruger: dimostrando grande autoironia, ci regala la sua migliore performance dai tempi di Bastardi senza gloria, anche grazie alla buona alchimia instaurata con il collega Dany Boon.

Non mi piace
L’epilogo è una corsa verso l’happy end, che inevitabilmente inciampa in qualche buchetto di script, facilmente risolvibili ed evitabili a monte.

Consigliato a chi
Ha amato Il truffacuori e vuole godersi la sua versione femminile.

Voto
3/5

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