Quella del violinista François Gautier è un’esistenza semplice, priva di sprechi e meticolosamente organizzata. La ragione? L’uomo è un tirchio. Fin da bambino, infatti, François ha cercato di risparmiare il più possibile, che si trattasse di soldi, dentifricio o persino dell’acquisto di preservativi.
Un difetto che lo ha reso un eremita odiato da tutti: colleghi e vicini di casa. L’unico amico sembra essere il suo bancario/psicologo di fiducia, che ascolta ogni sua confidenza e cerca di consigliarlo come può anche a discapito della propria vita privata.
Tutto, però, cambia quando l’uomo scopre che la sua avarizia mal si sposa con l’amore e l’affetto paterno. Nella sua vita, infatti, arrivano due donne: una figlia di cui ignorava l’esistenza (nata per la sua stessa spilorceria) e un nuovo membro dell’orchestra dove suona, di cui si innamora.
Inizialmente l’uomo cerca di nascondere il lato oscuro del suo carattere fingendosi quello che non è: un generoso filantropo. Ma portare avanti questa mascherata non sarà facile e presto o tardi tutti i nodi verranno al pettine…
Un film che diverte portando all’estremo un difetto comune e “caro” a molti – soprattutto a chi lo vive in prima persona – e al tempo stesso pone lo sguardo sulla possibilità di redenzione e sulla voglia di cambiare.
Diretta dal francese Fred Cavayé, Un tirchio quasi perfetto è una brillante commedia che riesce, seppur con una trama semplice, a trattare in modo spassoso una tematica antipatica come quella dell’avarizia. Il regista, mostrandoci pian piano il lato umano di François, ci porta a tifare per lui e per il suo cambiamento.
Numerose gag divertenti, da piangere quasi fino alle lacrime, ma altrettanti momenti toccanti, dove non si può far altro che commuoversi: una sceneggiatura ben scritta ed equilibrata, ricca di dialoghi esilaranti.
La forza di Un tirchio quasi perfetto sta quindi proprio in uno script sorprendente interpretato da un fantastico Dany Boon, sempre a suo agio in ruoli singolari, ma a cui sa donare genuina credibilità (è suo Giù al Nord commedia a cui si è ispirato Luca Miniero per Benvenuti al Sud). Non a casa la trama appare speculare a quella di Supercondriaco – Ridere fa bene alla salute, film scritto, diretto e interpretato dall’attore, dove vestiva i panni di un quarantenne ipocondriaco che cerca di fingersi macho e coraggioso per conquistare il cuore della donna che ama.
Debutto nelle commedia a pieni voti per Cavayé, dunque, che dopo aver esplorato il genere del thriller si cimenta in qualcosa di diametralmente opposto non deludendo le aspettative.
Mi piace: Una commedia effervescente, mai banale, che diverte e fa riflettere allo stesso tempo, scandita al ritmo delle Quattro Stagioni di Vivaldi.
Non mi piace: A tratti troppo buonista e prevedibile.
Consigliato a chi: Ha bisogno di staccare dopo una giornata uggiosa.
Voto: 4/5
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