C’è un’antica perla di saggezza calcistica che recita: «Squadra che vince non si cambia». Non crediamo che Todd Phillips segua il calcio, ma qualcuno deve avergli riportato questa frase, perché Una notte da leoni 2 la rispetta alla lettera.
Ricordate il primo capitolo? Un’intuizione semplice semplice – tre amici, un addio al celibato, una notte folle e lo sposino scomparso – che si sviluppava in un crescendo di situazioni grottesche e surreali, senza risparmiare volgarità, ammiccamenti sessuali e un sottotesto di cameratismo e sincera amicizia che ne decretò il successo. Ebbene, il sequel ricalca questa formula, esasperandola all’eccesso. Niente più America ma la Tailandia, terra lontana, esotica e quindi peccaminosa per definizione: e infatti incontreremo scimmiette esperte di sesso orale, spogliarelliste “con sorpresa” e immigrati corrotti. E questa volta a sparire non è lo sposo, ma l’amatissimo fratello della sposa, sedicenne prodigio che finirà ovviamente coinvolto nelle gesta notturne dei tre disgraziati. I quali a loro volta si cacciano in situazioni ben peggiori di quelle di Las Vegas, facendosi coinvolgere in traffici di denaro, indagini internazionali e nel misterioso ritrovamento di… un dito. Tutto si risolverà, ça va sans dire, grazie all’affiatamento del trio.
Già, il trio: è inutile girarci troppo attorno, il motivo per cui Una notte da leoni 2 funziona è perché Bradley Cooper, Ed Helms e Zach Galifianakis (sempre più a suo agio nei panni del ragazzone un po’ tonto) si divertono come pazzi. La storia, le gag, i colpi di scena sono per Todd Phillips una semplice scusa per dare al “branco di lupi” lo spazio di improvvisare, inventare e – passateci il termine gergale – fare gli scemi. Anzi, tutto sommato è proprio questa sceneggiatura-pretesto il vero punto debole del film: il giochino di ricostruire la “notte da leoni” in compagnia dei protagonisti è questa volta meno coinvolgente, forse perché più prevedibile, spesso ai limiti del riciclo di idee già usate. Il rischio della serializzazione stile cinepanettone è grande, soprattutto se davvero (come ha suggerito Bradley Cooper) è già in programma un terzo film.
Ma in fondo poco importa: chi ha apprezzato l’umorismo eccessivo e politicamente scorretto del primo capitolo, figlio illegittimo di Animal House e American Pie, riderà comunque alla vista di un cinese omosessuale che sbuca urlante da una ghiacciaia. E magari si commuoverà anche quando, risolto ogni mistero e recuperato il cognato scomparso, i tre si ritrovano sulla spiaggia a brindare alla loro amicizia come se niente fosse, come se non avessero appena passato una notte tra i vicoli di Bangkok, fatto esplodere un bar e rapito un monaco. Il segreto di una sana amicizia goliardica, in fondo, è tutto qui.
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Mi piace
I tre affiatatissimi protagonisti. Il mare tailandese. Alcune gag davvero deliranti.
Non mi piace
Una sceneggiatura più debole del primo capitolo. L’eccessiva volgarità che potrebbe dare fastidio a qualcuno.
Consigliato a chi
Se ne frega del politically correct e vuole divertirsi con le esagerazioni del wolfpack.
Voto
3/5, se avete amato il primo. Altrimenti abbassate pure di un punto.