«Io odio i bulli». Lo dice spesso Dwayne Johnson in Una spia e mezzo e ha le sue ottime ragioni. Perché è difficile riprendersi dopo che al liceo hai avuto la sfortuna di essere il classico studente in sovrappeso, costantemente preso di mira dai compagni. Il film comincia proprio mostrandoci The Rock in versione adolescente cicciotto che balla nudo nelle docce della scuola, prima di subire un’umiliazione che lo segnerà per sempre. Vedere Johnson in quello stato, lontano anni luce dalla montagna di muscoli a cui siamo abituati – e che ritroveremo in seguito nel film – fa il suo effetto, merito anche dell’uso della CGI (il volto dell’attore è stato combinato, tramite scan facciali 3D e motion capture, con il corpo di Sione Kelepi, diventato virale su Youtube grazie a un video in cui danzava sulle note di All About That Bass di Meghan Trainor). È un’intro riuscita che presenta il film e la sua natura: di fronte abbiamo una commedia action pronta a decollare e a portare con sé anche un messaggio sociale, su un tema difficile e sempre di forte attualità.
Da apprezzare c’è più di quanto si pensi nel lavoro di Rawson Marshall Thurber. La storia innanzitutto, che parte da un concept semplice ma avvincente: l’uomo comune che finisce suo malgrado coinvolto in una situazione più grande di lui. Il soggetto in questione è Kevin Hart, una volta il ragazzo più popolare del liceo e ora profondamente demotivato dalla vita. Quando si riunisce con Bob Stone, il cicciotto dell’inizio, non solo lo ritrova delle dimensioni di The Rock, ma si scopre trascinato in un’avventura da spy movie in piena regola. La missione consiste nel recuperare dei codici militari prima che cadano nelle mani di un pericoloso criminale chiamato il Tasso Nero, deciso a venderli ai terroristi. Grande inconveniente: la CIA pensa che Bob Stone sia il cattivo. Di chi fidarsi dunque?
È un continuo ribaltamento dei punti di vista che finisce per formare il giusto alone di mistero sino allo svelamento del colpo di scena finale, nascosto con intelligenza. Il gioco con le regole del genere spionistico funziona e diverte, così come la coppia di protagonisti, due soggetti che più opposti non si può. E non solo a livello fisico: da una parte c’è la comicità frenetica di Hart, dall’altra la tanta autoironia di Johnson, che riesce a calarsi nel bipolarismo di un personaggio che vive di citazioni, ha Sixteen Candles di John Hughes come film preferito e indossa una maglietta con stampati unicorni. Il suo Bob Stone è un nerd/supereroe che soffre di un’adolescenza difficile e vuole farsi esempio di speranza per coloro caduti vittima di ogni genere di bullismo. Ci sarà anche un po’ di retorica, ma il messaggio arriva. Con simpatia e tanta azione.
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Mi piace:
L’alchimia della coppia Hart-The Rock.
Non mi piace:
Il messaggio anti-bullismo non nasconde un po’ di retorica di fondo.
Consigliato a chi:
Ha sempre desiderato vendicarsi di chi l’ha tormentato a scuola.
Voto: 3/5
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