C’è di sicuro un certo impaccio che salta all’occhio nella costruzione dell’impianto musical di Un’avventura, il film ispirato alle canzoni di Lucio Battisti e Mogol che la Lucky Red manda in sala per San Valentino. Un impaccio in parte voluto: le canzoni sono sempre usate in funzione diegetica, cioè compongono il senso del racconto, e addirittura letterale quando si sostituiscono ai dialoghi, e questo modo un po’ sfacciato di usare le rime può far sorridere ma dimostra l’idea di spontaneità che il regista Marco Danieli inseguiva.
Il film ha una sua grazia tutta peculiare, un po’ fuori dal tempo, nel raccontare il triangolo tra Matteo, Francesca (il nome non è un caso) e Linda (nemmeno questo è un caso…), che si svolge lungo gli anni ’70, cercando di recuperare sia il panorama storico dei dischi del duo che gli esiti a livello di immaginario; e perfino una certa estetica, ottenuta utilizzando lenti anamorfiche e ottiche dell’epoca. E quindi vediamo i protagonisti che provano a districarsi tra provincia e grande città, tra scoperta e stabilità, tra tentazioni di vita borghese (più lui di lei) e impeto rivoluzionario (più lei di lui).
I brani di repertorio, una decina, non sono tutti scontati, anzi: una buona metà rischia di suonare sconosciuta (da Uno in più a Il vento). Ai classici viene reso un servizio discontinuo: Acqua azzurra, acqua chiara è sbriciolata a fini narrativi e termina in una danza sotto la pioggia fin troppo scomposta (anche la spontaneità ha un limite), mentre ad esempio Non è Francesca diventa un tango della gelosia (un po’ come accadeva con Roxanne in Moulin Rouge) e Dieci ragazze un confronto in discoteca tra i protagonisti, in assoluto il momento in cui l’occhio di Luca Tommassini sulle coreografie è più evidente.
Va detto che percentualmente la musica non copre più del 30% del film, per la maggior parte è un romance tradizionale, in questo senso la lezione di La La Land è stata interiorizzata, e non ci sono nemmeno brani tormentone che si ripropongono più di un paio di volte (come succede in particolare alla title track). Ci sarebbe forse qualcosa da aggiungere sui protagonisti, piuttosto che due nomi freschi di fama si sono scelti Michele Riondino e Laura Chiatti, che hanno i volti giusti ma non sono tra gli attori più empatici del nostro piccolo star system; hanno invece una certa durezza di sguardo che rende tutto più serio e adulto, ben lontano da immaginari young adult – d’altra parte Battisti non è esattamente un idolo dei millennials.
Tutto considerato, Un’avventura è una scelta più che ragionevole per San Valentino: film fragile ma onesto, spesso incerto nel modo di porsi, ma di quell’incertezza salutare che di solito coglie gli innamorati.
Foto: ©Francesco Berardinelli
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