Sin dalla promozione del film era ben chiaro che la sopravvivenza, la resistenza e il perdono, erano questi i temi principali di “Unbroken”, la storia di un uomo che non si è mai arreso nonostante le numerose difficoltà incontrate, è stata fonte di ispirazione per due libri, uno curato da Laura Hillenbrand, l’altro dallo stesso Zamperini. Questa storia, di un eroe di guerra, Hollywood non se la poteva di certo far scappare, e dopo molti anni la regia è stata affidata ad Angelina Jolie, grande donna e attrice, qui alla sua terza volta dietro la macchina da presa dopo il documentario “A place in time” e “Nella terra del sangue e del miele” (quest’ultimo è uscito pochi giorni fa in dvd e blu-ray), la quale non ha realizzato la storia nè come un blockbuster nè tantomeno come il classico film buonista e strappalacrime, perchè questa è invece un’opera complessa, profonda, dal grande taglio personale, ed è proprio questo uno dei punti di forza maggiori della pellicola, l’amore per la storia da parte della Jolie mostrato in ogni inquadratura, girate tutte con maestria.
L’italoamericano Louis Zamperini è un ragazzino ribelle e spericolato, le cui scelte però non sono ben accettate dalla famiglia, quindi il fratello maggiore per rimetterlo sulla buona strada lo sprona nell’altetica, nel crede in se stesso e nel non cedere mai, insegnamenti che torneranno utili a Louis, il quale cresciuto, e divenuto molto bravo nello sport intrapreso in tenera età, gareggerà alle olimpiadi del 1936. Nel 1942, ormai arruolatosi nell’aviazione americana, dopo un disastro aereo si ritroverà nell’Oceano aperto su un gommone con altri due compagni, dove ci rimarrà per ben 47 giorni, dopo verrà salvato dalla flotta giapponese e rinchiuso in un campo di prigionia, dove verrà sottoposto ad una serie di torture fisiche e psicologiche da parte del sergente Watanabe, alle quali però Louis resisterà grazie ai suoi sani principi morali.
E’ forse il tono atipico, duro e anticonvenzionale, che ha susciato aspre critiche su “Unbroken”, ma in realtà si tratta di un film ottimamente girato, impreziosito da una colonna sonora ed una fotografia mozzafiato, retto da due performance ottime, quelle di Jack O’Conell e Miyavi, entrambi molto ben immersi nei loro personaggi. La sceneggiatura, scritta dai fratelli Coen affiancati da Richard LaGravenese e William Nicholson, si rivela molto efficace, nonostante i dialoghi non siano molti sono però particolarmente incisivi, pieni di significato, coinvolgenti e non banali o eccessivamente violenti, non cadendo in estereoti comuni del genere, trattando temi anche molto difficili, come la fede o il perdono, in maniere imparziale e delicata. Angelina Jolie si dimostra una regista davvero molto brava, capace di girare alcune inquadrature bellissime. Non è forse quello che il pubblico e la critica si aspettavano, ma non per questo il film è deludente, che è stato fortunatamente riconosciuto a qualche premio, tra cui l’Oscar, dove ha ricevuto 3 meritatissime, seppur poche, nomination.
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