Upside Down: la recensione di Matelda Giachi
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Upside Down: la recensione di Matelda Giachi

Upside Down: la recensione di Matelda Giachi

Un’ottima idea di base; una grande storia d’amore; scene di grande impatto visivo; incoerenze nella narrazione, numerose ed evidenti; un finale che poteva e doveva essere un più curato; non eccezionale, però carino.
Questo è “Upside Down” in poche parole.

Nell’universo che ci viene presentato, vi sono due mondi che sono tra loro paralleli e speculari, nel senso che, al posto del cielo, sopra (o sotto?) la testa, vi è l’altro mondo; denominati semplicemente “mondo di sopra” e “mondo di sotto” sono governati da gravità opposta.
Il mondo di sopra è quello dei ricchi, che vive sfruttando le risorse, sia umane che materiali, del mondo di sotto, dove invece regna la povertà.
Allestito come una New York in versione futuristica il primo, come una vecchia città europea in versione post-apocalittica o invasione aliena alla Spielberg il secondo.
Ecco l’ottima idea, soprattutto da portare in una sala cinematografica, a cui accennavo poco fa.

Oltre che da una diversa gravità i due mondi sono separati da severissime regole umane che vietano qualsiasi contatto non autorizzato tra gli abitanti delle due realtà. Regole che Adam (Jim Sturgess) e Eve (Kirsten Dunst), violeranno innamorandosi.
Ed ecco appunto anche la storia d’amore, farcita di intensi e prolungati baci che toccano picchi di romanticismo tali da spingere ogni spettatore (o più che altro spettatrice) single ad affogare le proprie carenze affettive in fonti di calorie e grassi di qualsiasi sorta.

(Pausa sospirone e morso alla tavoletta di cioccolato).

Vi è infine un ulteriore e non del tutto indifferente inconveniente di natura tecnica: la materia proveniente da un mondo riesce a sopravvivere nell’altro solo poche ore, per poi prendere fuoco.
E’ qui che i problemi cominciano a farsi sentire: di fatto, questa combustione non avviene sempre e, per pura casualità, usualmente quando si rende necessario introdurre qualche complicazione nello svolgersi della trama. In caso contrario, succede a volte di dimenticarsene. Ops.
Se dapprima sono solo alcuni dettagli ad avere difficoltà a incastrarsi tra loro, la cosa si fa sempre più evidente col passare dei minuti, fino a che non ti accorgi che anche la questione della doppia gravità presenta qualche buco di coerenza.

Un soggetto brillante, una sceneggiatura approssimativa e una regia disattenta.
Mi pare di aver letto che si tratti del primo lungometraggio ad opera di Juan Solanas che, impersonando sia il ruolo di sceneggiatore che di regista, ha buttato via l’occasione di partorire un buon film.
Un progetto forse troppo ambizioso da affrontare da solo, soprattutto se è la tua prima volta.

I due interpreti principali mostrano però una buona alchimia e svolgono un buon lavoro sui propri personaggi.
Kirsten Dunst è una Eve molto dolce e Jim Sturgess è bravo nel dar vita ad un Adam completamente folle dall’amore (qualunque ragazza sogna di esser causa di cotanto brillar d’occhi nel suo lui). Sicuramente il migliore dei due.
Un attore da tenere d’occhio; ha iniziato a farsi veramente spazio al cinema neanche tanti anni fa con film come “Across the Universe” e “L’altra donna del re”. Poi “21”, “One Day” con Anne Hathaway. Negli ultimi due mesi, lo abbiamo già visto al cinema anche con “Cloud Atlas” e “La migliore offerta”. Mi sta piacendo molto.
Timothy Spall (il Peter Minus di Harry Potter) è una spalla che funziona.

Il finale ti lascia con una gran voglia di prendere lo sceneggiatore e regista a sonori schiaffoni, ma anche con un grande e logorante interrogativo: “COME?”.

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