Viaggio sola: la recensione di Silvia Urban
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Viaggio sola: la recensione di Silvia Urban

Viaggio sola: la recensione di Silvia Urban

«Adesso che state per lasciare l’ambiente in cui avete soggiornato, prendetevi qualche secondo per ragionare su questa esperienza. È stata all’altezza delle vostre aspettative? La consigliereste a qualcuno, anche se in certi momenti vi siete sentita scomoda o addirittura sola? Fidatevi del vostro istinto. Questo viaggio è il vostro, sta a voi scegliere come farlo».
Sostituite a “viaggio” la parola “vita” e scoprirete l’essenza del nuovo film di Maria Sole Tognazzi, che nel rispondere alle domande sopracitate conduce una coraggiosa e originale riflessione sul sottile confine tra libertà e solitudine. Giungendo a conclusioni esattamente opposte a quelle dell’Into the Wild di Sean Penn: la felicità è tale anche se non condivisa.

Non condivisa è infatti la vita di Irene (Margherita Buy), 40enne single e in gran forma, di professione “ospite a sorpresa”, tradotto: ispettrice alberghiera che valuta e giudica gli standard degli hotel di lusso a insaputa del direttore e dello staff. Inflessibile e scrupolosa sul lavoro, vive con distacco anche la sua vita privata, alla quale concede spazio solo tra una trasferta e l’altra. A casa, del resto, non c’è nessun marito o figlio ad aspettarla, solo l’ex fidanzato ora migliore amico Andrea (Stefano Accorsi) e la sorella Silvia (Fabrizia Sacchi) con marito (Gian Marco Tognazzi) e bambine al seguito. Sono proprio le loro quotidiane vicissitudini famigliari a convincere Irene a crogiolarsi nella sua libertà e perseverare in un’esistenza nomade. Almeno fino a quando l’incontro con un’antropologa, altra viaggiatrice solitaria conosciuta nella spa di un albergo, fa vacillare le sue certezze ponendola per la prima volta di fronte alla paura della solitudine e della morte.

Il valore di Viaggio sola sta nella sua natura autentica e nella scelta di raccontare una tipologia di famiglia snobbata dal panorama cinematografico contemporaneo: quella composta da un unico componente, per di più donna, che volontariamente si astiene da qualsiasi legame sentimentale e legale. Una fotografia quasi rivoluzionaria, capace di sdoganarsi dalla diffusa credenza sociale per cui una 40enne ancora sola e senza figli è da considerarsi una persona fallita. Il film (insieme alla sua protagonista) si interroga ma solo per confermare la teoria per cui una famiglia o una relazione stabile non fanno la felicità, almeno non per tutti. E sarà solo dopo essere finita sotto le lenzuola di Andrea che Irene riuscirà a superare il momento di crisi e a ritrovare la sua vocazione con rinnovata consapevolezza. Portando a compimento quel viaggio dentro se stessa, necessario a riconoscere e riconfermare la propria irriducibile anima vagabonda. Incarnata perfettamente da una Margherita Buy splendida (sotto ogni punto di vista), capace di assumere su di sé il senso della pellicola.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
La costruzione e l’evoluzione del personaggio di Irene, interpretata magnificamente da Margherita Buy. La coraggiosa riflessione condotta dal film. La fotografia, capace di ritrarre alcuni paesaggi suggestivi.

Non mi piace
Le sottotrame legate ai personaggi di Andrea e Silvia mancano di completezza nel loro sviluppo.

Consigliato a chi
Ama le commedie vagamente sentimentali, leggere ma non banali; a chi è curioso di ritrovare sullo schermo la coppia Buy-Accorsi di Le fate ignoranti e Saturno contro; e a chi vuole scoprire il lavoro più bello del mondo.

Voto
3/5

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