VOTO: 4,5/10
Nell’Inghilterra del 18° secolo, dove la scienza e la tecnologia progredivano senza sosta, due uomini decisero di spingersi oltre, e di valicare il sottile confine che c’è tra la vita e la morte, osando dove nessun altro avrebbe mai avuto il coraggio di osare.
Film del 2015 diretto da Paul McGuigan, Victor – La Storia Segreta del Dr Frankenstein, riscrive, in parte, la storia del più grande scienziato della letteratura, cadendo però nel banale e rovinando l’idea di partenza.
Innanzitutto partiamo dalla figura di Igor, l’aiutante del dottore. In questo film come mestiere fa il gobbo in un circo, in cui viene deriso e canzonato in continuazione dai suoi colleghi. Nel tempo libero Igor si interessa di medicina (?), e studia vari libri tra uno spettacolo e l’altro. Durante uno di questi spettacoli appunto, una sua collega trapezista cade e si frattura le spalle, che vanno a schiacciargli i polmoni impedendogli di respirare. Accorre sul luogo anche Victor, che assiste in diretta alla bravura di Igor, che con una mossa rimette a posto le spalle della ragazza salvandola da morte certa. Questo attira l’attenzione di Victor, che decide di liberare dalla sua gabbia il povero gobbo e di portarlo con sé. Arrivati alla casa di Victor, questi riesce a far defluire l’ascesso della sua gobba e con un apposito busto gli dona una postura eretta. In seguito il dottore gli dona anche un nome, Igor, nome che apparteneva al suo precedente coinquilino.
Come scrittura del personaggio non è male, poiché per la prima volta si dona una personalità all’aiutante del dottor Frankenstein, che prima (in ambito cinematografico) invece fungeva solo da personaggio secondario. Victor invece è un personaggio un po’ banale: folle abbastanza da inseguire il suo sogno di creare la vita dalla morte e abbastanza vanesio da tirarsela con le fanciulle alle feste che non possono capire le sue teorie.
Fastidioso personaggio di questa storia è il detective di Scotland Yard Roderick Turpin. Quest’uomo ha un intuito formidabile (anche troppo) che gli fa svelare le mosse dei due scienziati troppo in fretta e troppe volte. Ad esempio, all’inizio del film Victor libera Igor dalla sua gabbia utilizzando un magnete, elemento interessante ed insolito, che viene però scoperto all’istante dal detective quando, la mattina dopo, recatosi sulla scena, nota il lucchetto aperto. Questo super intuito verrà utilizzato anche altre volte, portando lo spettatore ad odiare questo personaggio.
Una nota di demerito va ad alcune scelte stilistiche tratte palesemente dallo Sherlock Holmes di Guy Ritchie.
Interessante il fattore Mostro di Frankenstein, che qui appare solo nella scena finale, senza diventare il centro della vicenda. Interessante anche il fatto che il mostro sia l’upgrade di una precedente creatura riportata alla vita dai due scienziati, Gordon, una scimmia putrefatta che sfugge però al controllo dei due.
Il regista di Slevin – Patto Criminale, dopo il pietoso Push, torna con un nuovo film, che però manca di tutti i presupposti per valere qualcosa.
James McAvoy e Daniel Radcliffe interpretano rispettivamente Il dottor Victor Frankenstein e Igor, mentre invece nel ruolo del fastidioso poliziotto Turpin c’è Andrew Scott.
Buona l’interpretazione di Radcliffe, soprattutto per i suoi movimenti da gobbo, minore e quasi inutile quella di McAvoy, che qui non ha proprio saputo dare corpo al dr Victor Frankenstein.
Spunta tra l’altro a caso Charles Dance, il Tywin Lannister de Il Trono di Spade, qui nei panni del padre di Victor.
Un film purtroppo debole, che aveva dei pretesti per avere successo ma che non ha saputo sfruttare
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