Wall Street: Il denaro non dorme mai: la recensione di iphoneman
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Wall Street: Il denaro non dorme mai: la recensione di iphoneman

Wall Street: Il denaro non dorme mai: la recensione di iphoneman

A distanza di molti anni si rivede Gordon Gekko, interpretato sempre magistralmente dal grandissimo Michael Douglas, uomo indiscusso della finanza americana, arrestato diversi anni prima per insider trading e rientrato in una realtà completamente diversa da quella di fine anni 80 a New York; oltre all’evidente stacco generazionale di 20 anni, il tremendo 11 settembre 2001 e l’imminente crisi economica, che fa da congiunzione temporale con l’inizio del film, mettono alla prova ancora una volta uno degli uomini più rispettati nel campo della finanza, che prova a mostrare il suo lato umano agli occhi di tutto, lasciando sempre quel velo di incertezza sulle sue reali intenzioni, cosa invece abbastanza palese nel primo capitolo.
Questa volta nessun provetto broker, ma un affermato ragazzo che però si ritrova a far fronte al suicidio del proprio capo Louis Zabel, interpretato dall’immortale Frank Langella, che, messo alle strette dal mancato aiuto delle banche, vista la bancarotta imminente del proprio impero, decide di andarsene in grande stile, senza assistere allo smantellamento di quello che è stato il lavoro di una vita.
Jacob Moore interpretato da Shia Lebouf, ha preso il posto di Buddy Fox, il ragazzino Charlie Sheen finito in galera dopo avere collaborato con il Sigr.Gekko 20 anni prima all’insider trading, e che appare in un cameo a metà film, rigenerato dall’esperienza passata; tornando a Jake, il fato ha voluto che si innamorasse della figlia di Gordon, Winnie, interpretata dalla bella Carey Mulligan, blogger di un giornale online no profit pronta a raccontare la fredda verità, questo il titolo del blog, ovvero tutto quello che la gente non ha intenzione di ascoltare, o che fa finta di non vedere.
L’odio nutrito nei confronti del padre è grande, per essere stata abbandonata nel periodo in cui lo stesso è stato dentro, ma anche per avere addossato allo stesso Gordon, la colpa della perdita del fratello Rudy, scomparso probabilmente per intossicazione da stupefacenti.
L’unico anello di congiunzione tra padre e figlia, resta Jake, che farà da collante nel film per riappacificare i dissapori familiari: in cambio richiederà informazioni pesanti su quelli che sono stati i responsabili che hanno portato Luis Zabel al suicidio.
E’ così che viene introdoto Bretton James, interpretato da Josh Brolin, che qualcuno ricorderà forse, come il fratello di Michey nei Goonies, capolavoro (per quanto mi riguarda) della mia generazione da ragazzo nato negli anni 80, perfido magnate di Wall Street che rappresenta un pò la versione di Gordon Gekko a 20 anni di distanza, e che successivamente scopriremo essere stato una delle talpe che hanno contribuito alla prolungata permanenza di Gekko in carcere.

Dietro la macchina da presa ancora una volta un magistrale Oliver Stone, che bissa, a mio modo di vedere, il successo del primo capitolo (che però ovviamente resta comunque irraggiungibile), mostrando che anche a distanza di anni le cose non cambiano, anche se il telefono cellulare mostrato all’inizio del film tra gli effetti personali di Gordon, probabilmente è di proporzioni fin troppo grandi!

Analizzando la prova dei singoli, Michael Douglas promosso a pieni voti, mostra quanto sia ancora perfido nel ruolo che gli consegnò l’oscar come migliore attore 20 anni fà, lasciando intravedere un pizzico di umanità che invece nel primo capitolo, era del tutto inesistente, ma giusto così altrimenti non sarebbe mai potuto essere Gordon Gekko.

Shia Lebouf fa un ottimo lavoro, forse a volte troppo sentimentale e pronto a versare lacrime, in questo il vecchio Buddy Fox resta in vantaggio, ma a livello di interpretazione sono molto simili, anche se ritengo Shia un paio di spanne su Charlie Sheen come attore in generale.

Frank Langella indiscutibile, riesce con quei pochi minuti di film in cui è presente a confermarsi e mai smentirsi.

Josh Brolin riesce perfettamente nel ruolo di perfido magnate, difficilmente riconducibile al ragazzo impacciato che va in giro per le strade di Astoria in cerca del fratello e dei suoi amici, a cavallo di una mini bici da ragazzina con le rotelline nel film I Goonies.

Carey Mulligan svolge bene il suo compito da figlia incazzata e ribelle.

Non dimenticando le poche apparizioni della sempre bellissima Susan Sarandon nel ruolo della mamma di Jake.

Nel complesso Oliver Stone fa un ottimo lavoro, le riprese della città di New York dall’alto e da lontano sono eccezionali, la colonna sonora calza a pennello con il film, e il copione buttato giù per mostrare l’america degli anni 80 del primo contro quella del nuovo millennio, riesce secondo me a rendere perfettamente giustizia a quelle che erano le reali intenzioni del regista: far vedere che i tempi cambiano, gli anni passano, ma i vizi e le abitudini restano invariate.

Voto personale al film: 9

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