Come sempre, più le aspettative sono elevate più il rischio di rimanere delusi aumenta.
È esattamente quello che accade con War Horse, ingiustamente candidato a sei Premi Oscar. Perché l’ultimo film di Steven Spielberg non è certo il migliore della sua carriera. Al contrario, è una pellicola dove, al di là di un’ottima regia – in questo caso il maestro non si smentisce – e della splendida fotografia di Janusz Kaminski, rimane qualche perplessità.
Tratto dall’omonimo romanzo di Michael Morpurgo, racconta la straordinaria (nel senso letterale del termine) amicizia tra Joey, splendido purosangue cresciuto libero e selvaggio nella campagna inglese, e il giovane Albert, che con pazienza lo addestra e lo trasforma nel suo inseparabile compagno d’avventura, almeno fino a quando la guerra non chiede il conto. Venduto dal padre per far fronte ai debiti, Joey viene acquistato da un soldato che promette ad Albert di prendersene cura e di riportarlo a casa sano e salvo alla fine del conflitto. Ma l’ufficiale non sopravvivrà alla Prima guerra mondiale e il cavallo verrà abbandonato a se stesso, costretto ad attraversare l’Europa, galoppando da un fronte all’altro. È durante il suo peregrinare che Joey tocca la vita di soldati e civili in maniera così profonda da conquistarsi l’epiteto di «cavallo miracoloso». Nel frattempo Albert, raggiunta la maggior età, si arruola nell’esercito con la speranza di poter ritrovare quel cavallo mai dimenticato.
Non è difficile intuire come la storia vada a finire. E sono proprio la prevedibilità della trama e una sceneggiatura grondante di retorica a lasciare insoddisfatti e a impedire un sincero coinvolgimento. Se a questo si aggiungono le due ore e mezza di durata del film, di cui quasi 2/3 impegnati a seguire il viaggio senza meta di Joey, un ritmo non certo travolgente e un doppiaggio disastroso, si capisce come War Horse risulti un film faticoso da seguire. E neppure tanto appassionante e commovente come ci si aspetterebbe.
Dire che sia una pellicola non riuscita sarebbe eccessivo, perché quel che interessa a Spielberg è continuare il discorso su un tema a lui caro: l’antropomorfizzazione di creature “altre” rispetto all’uomo, siano esse extraterrestri, dinosauri, robot o cavalli. E da questo punto di vista War Horse funziona.
Così come risulta convincente la ricostruzione storica, non solo dei campi di battaglia. Anche gli anni che precedono la Grande Guerra non sono certo tempi prosperi per la popolazione europea; e la sceneggiatura si mantiene coerente e sincera, non cedendo alla tentazione di illustrarci in modo idilliaco il mondo non ancora in guerra.
Ma questo, unito a un paio di scene effettivamente memorabili – la collaborazione tra due soldati di fazione opposta per salvare Joey dal filo spinato e la cavalcata al tramonto – non bastano a giustificare la candidatura a Miglior Film di una pellicola priva di quel mordente cui Spielberg ci aveva abituato con capolavori del calibro di E.T., Jurassic Park, Schindler’s List o Salvate il soldato Ryan, solo per citarne alcuni. E che certamente non merita di imporsi nell’immaginario collettivo.
Leggi la trama e guarda il trailer del film
Mi piace
La regia coadiuvata da una bella fotografia e una ricostruzione storica convincente
Non mi piace
L’eccessiva retorica e la prevedibilità della storia che non favoriscono un reale coinvolgimento
Consigliato a chi
Ha amato il romanzo ed è curioso di vedere un adattamento cinematografico esteticamente ineccepibile
Voto
2/5