Warcraft - L'inizio: la recensione di loland10
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Warcraft – L’inizio: la recensione di loland10

Warcraft – L’inizio: la recensione di loland10

“Warcraft. L’inizio” (Warcraft, 2016) è il terzo lungometraggio del regista inglese Duncan Jones.
E’ solo l’inizio di un ‘videogioco’ in stile ‘pomposamente-senza-sconti’ con le musiche che si ‘devono’ sentire e con il trambusto che vuoi avere per un film in stile ‘usa-e-getta’ senza stare lì tanto a sottilizzare. Perché se volesse fare dopo dieci minuti dieci si potrebbe uscire per fare meglio e non entrare neanche per il prosegui di un qualcosa che aspetti (non più di tanto chi scrive…è la voglia –minima- di volere veedre come va a finire il giochetto spendaccione).
Certo è il film non si fa mancare nulla (o quasi): caterve di vocioni, muscoli a go-go, forme archeo-mito, simbolismi guerrieri, forza senza sconti, fili celtici, modi da Re Artù, interventi biblici, effetti assortiti e occhi che lacerano il buio. Tutto (o quasi) pare costruito in forma altamente piacente per chi l’account ‘warcraft’ è solo diversivo bello per inoltrarsi dentro il mondo oltre il gioco che conosce a memoria.
Tutto estremamente rilassante, come un sorso d’acqua (un po’ gassata) fresca, per un schermo pieno di ‘roba’ ma che lascia poco (molto poco) all’uscita. Più di due ore con ammiccamenti e scopiazzature di ogni tipo e con l’originalità di chi pensa che un gioco (per carità non si discute a chi piace) possa diventare un film aggrovigliando i fili senza un plasma comune e una terza dimensione orribilmente piena con anelli (post-moderni), canini (onnivori-anti), orecchie (da ‘Star Treck’), imboscate (da ‘Braveheart’…che riprese da altri), assalti notturni (da Tolkien) e morte-del-re (da Artù e ‘Excalibur’).
Un film che lascia il tempo che trova e che, in opposto, sarà una calamita per esseri umani in orbita virtuale con riposo minimo (o massimo) cerebrale.

Well, ecco dentro il giocattolo D.J. che subito mette le cose in chiaro con super orchi, grandi mondi virtuali, alchimie digitali, colori efficienti, movimenti plastici con gli umani che randellano la paura di sconfitte epocali e un re che si presta a tutto con il figlio in prima linea.
Azeroth e la pace che si allontana, gli orchi brutali e lo sciamano Gul’dan, i Lupi Bianchi e Durotan che cerca compromessi e fine di ogni distruzione. Il Regno è in pericolo, i fauti mondi virtuali vanno all’assalto e la ferocia attesa di uno scontro è servito. Certo il meccanismo è ordinario e non si ha neanche il gusto di qualche sofferenza per chi guarda.
Re Liane e il figlio, la sua vita per una pace duratura. E ciò che sembra distrazione visiva è solo una visione conosciuta di come t’aspetti ogni cosa (per un inizio che lascia poco il segno).
Chi ha il ‘game’ in questione e il mondo che è in esso non si lascerà sfuggire questa orda guerriera di personaggi tra
Regno e il suo Guardiano, Lothar e Garona, Durotan e Gul’dan, Tara e Re Liane: ognuno si sceglie il suo posto e la grande messa in scena (da poco a molto … come si desidera) ricolma le teste e i corpi avvinghiati dentro il colore oscuro imperante nei mondi-giocattolo.
Fremono I fan dell’ordinario meccanismo, appassiscono le menti dell’appassionato del grande schermo che arriva pieno (di nulla) alla fine delle due ore.
Triste intelligenza quella di una valvola di sfogo, da unica direzione, per un immaginario ristretto e limitato con un’orgia di mescolamenti che portano ad un pathos (assolutamente) monocorde e, in ogni caso, prevedibile. Personaggi e visi ben schematizzati, storia e risvolti, invece, tutto sotto controllo. Il finale(ino) (che ‘spodesta’ il biblismo più alto) rimanda al seguito e a un ‘figlio’ che (ci) ‘sgrida’ in forma sguaiata (e a chi è arrivato tra le mani preso dalle rive di un fiume). Alla prossima (per chi ha voglia) per inseguire ‘all-warcraft’ e lo stupore dei suoi personaggi.

Universal, Blizzard e Legendary aspettano fiduciosi l’arrivo (nelle sale) dei fan di tutto il mondo (dell’arte della guerra) per finire la trilogia e guardare il gioco completo.
La regia di Duncan Jones è (plasticamente) adatta all’uopo: in simili film già pre-costruiti è difficile inventare qualcosa.
Voto: 5+/10.

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