Welcome Home: la recensione di loland10
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Welcome Home: la recensione di loland10

Welcome Home: la recensione di loland10

Welcome Home (id., 2018) è il quinto lungometraggio del regista texano George Ratliff.
Film thriller misto, sconveniente e con impaginazione disinvolta e con poca efficacia. Resta qualcosa di inespresso e con stereotipo di qualità minima o meglio di approfondimento superficiale.
Intrattenimento con punti di vista acromatici e poco delineati e sguardi alquanto angusti indirettamente svogliati e liberi da ogni piacimento.
Alcune sequenze rimangono lì come riempimento e collegamento blando. Una misura non corrosiva per il genere ma il genere come pretesto di ambienti esterni e gite fuori provincia (in quel di Todi).
Bryan, Cassie e Federico rimangono poco coinvolgenti negli incontri, negli scontri, negli sguardi e nelle fattive note di una vera tragedia.
Alla fine la vera tensione scema molto con passaggi rituali e poche vere novità.
Una coppia, in crisi di indennità, conosciutasi al buio cerca di ritrovare armonia e passione. Dagli Usa nel paese del sole, in un ex convento, un casolare per passare delle vacanze di relax. Ma il tutto funziona poco. L’incontro casuale col terzo incomodo e strani nascondimenti e telecamere nascoste. Il piccolo grande-fratello porta a dialoghi surreali e un po’ comici, a una cena con coniglio alla cacciatora, a un gioco di bende e a un entrata, non troppo segreta, tra cantina e casolare. Un gioco da guazzabuglio con incastri velleitari e paura minima. Anzi l’attesa della sorpresa viene meno fin quando i finali diventano troppi e inutili.
Comunque desolante il pubblico estivo, desolante esortare il cinema estivo, desolante far spostare il pubblico potenziale, desolante il prezzo minimo per un minimo incasso e un film che vedi per non aggiunge molto.
Preserale caldo, non afoso, thriller che sembra sempre essere il fondo magazzino per colmare le proiezioni di una multisala dove due film (e sappiamo quali) sono i più gettonati. In realtà le chiacchiere sono a zero se il cinema….rimane un’idea, è solo quella, per tre mesi di chiusura mentale (e visiva).
Scene cosiddette madri (o da degustare….):
a) incontro Cassie-Federico, molto laconico, poco convinto e alquanto asciutto. Nulla da obiettare sui dialoghi. Fare meglio…molto semplice;
b) cena con coniglio alla cacciatora: ‘non mi dire che sei vegetariano?’. Ecco mancava la disquisizione, vegetariano-vegano e il cerchio sarebbe stato perfetto;
c) docce varie, in primis l’ultima; intrigante? Alla fine poco di nuovo, con stesse parole e acqua che bagna dei corpi già in vacanza per un altro casolare. Ecco la morale inutile e il tratto di un sogno avverato: i guardoni per ogni evenienza anche nel seppellire un cadavere.
d) ultimo colpo decisivo. Ecco che l’amore integra una colpevolezza a testa. Un cadavere ciascuno….mentre Eduardo è già fuori dal set.
e) il vino da scegliere: la cantina è lì….ma i luoghi sembrano rarefatti. Misteriosamente il passaggio segreto c’è sempre mentre il gioco erotico sembrava al clou.
Ecco questo film sta a The American (2001) con George Clooney come l’Umbria all’Abruzzo (luoghi di depistaggio e da semplice cartolina illustrata). E parafrasando il titolo welcome fuori posto e quasi fuori ruolo per potenziali star senza sorta e senza ritegno. Si deve dire che la regia conta, ovvio anche il resto, ma le inquadrature sembrano inconcludenti pensando a un romanzo da ripaginare …con nuova numerazione.
Bryan Palmer (Aaron Paul): introspezione minima, mimica facciale unica e derivazione assente; poco convinto anche lui quando ripete per oltre tre volte che va tutto bene. Forse sta bene per la paga meno lo spettatore già annoiato dal finale, finalissimo e moralismo senza spiegazione.
Cassie Ryerson (Emily Ratajkowski): più in parte ma forse spaesata da un contorno poco incisivo. Dedicare un corpo ad una storia poco erotica, non si vuole, e tantomeno ansiosa.
Federico (Riccardo Scamarcio): in questo film sembra un pesce lesso,
Eduardo (Francesco Acquaroli): alla fine sembra quasi inutile sapere la verità su un nome e su un proprietario. Il teatro è già in epilogo e il colpo in canna non parte…
Luoghi: belli, affascinanti, stereotipati, invoglianti. Todi inquadratura panoramica …. e soffuso modi di pubblicità (progresso).
Effetti musicali: ordinariamente servili.
Regia: monocorde e poco inspirata (diciamo così). Ci si chiede se viene prima il film o i luoghi da far vedere senza un vero connubio…
Voto: 5/10 (**).

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