Sono passati dieci anni dagli eventi di Giorni di un Futuro Passato. La controversia sui mutanti c’è, ma è più un eco in anni di relatività tranquillità.
Magneto rimane un ricercato, è ripartito con una nuova vita in Polonia, Raven è là fuori nel mondo venerata come un’eroina per aver salvato il presidente, mentre il professore Xavier porta avanti a pieno il regime la scuola di giovani mutanti.
Il terzo capitolo del secondo ciclo dei mutanti rompe subito gli indugi mostrandoci con un solenne prologo il grande villain del film, il più antico e potente dei mutanti, è da lui che il mondo intero dovrà proteggersi per sopravvivere.
Per l’ultimo atto di questa seconda trilogia Bryan Singer azzecca la mossa, perché concentrarsi sulle mire di controllo o comunque di indagine da parte delle forze governative nei confronti dei mutanti sarebbe stato forzato, non che questo aspetto sia del tutto scomparso ma viene tenuto in secondo piano.
E comunque politica o no, non si tratta di essere semplici uomini o mutanti perché questo Apocalisse, divinità antica quanto oscura non conosce compromessi, risvegliatosi dopo secoli, rifiuta l’ordine della società attuale dominata da quegli inetti degli uomini. Il mondo è destinato ai mutanti, o almeno ai più capaci.
Bisogna dire che la genesi e la caratterizzazione del cattivo è davvero opportuna, così come è convincente Oscar Isaac nell’impersonalo.
È il 1983 e c’è ne accorgiamo dal look dei vari personaggi e dalle ambientazioni lineari e calzanti.
Senza rischiare di entrate in territorio spoiler possiamo dire che X-Men: Apocalisse mantiene salda l’identità di una saga che si differenzia dagli altri franchise per la sua natura intellettuale, anche se il terzo capitolo di questo secondo atto lascia più spazio al puro aspetto fumettistico, specie nel finale, ponderando bene il conflitto tra le visioni di Xavier e Eric, un personaggio vivo grazie all’interpretazione sicura di Fassbender (meno accesa però rispetto al precedente episodio).
Che dire delle nuove leve, o meglio delle loro versioni giovanili? Fanno tutti la loro parte, non cè dubbio però che QuickSilver sia il componente più elettrizzante e cool tra vari mutanti. Inoltre è forte la sensazione che in questa trilogia ogni volta che appaia la Mystica di Jennifer Lawrence l’atmosfera cambi, portando fascino e tono al contesto.
Il capitolo finale di questa seconda trilogia non aggiunge molto in termini di originalità, probabilmente non rischia, confeziona comunque un buon prodotto non sminuendo la curiosità verso un mondo estremamente interessante. Non sappiamo se Bryan Singer dirigerà altri episodi, di sicuro si è regalato quel terzo atto omogeneo e preciso che probabilmente avrebbe voluto imprimere a X-Men: Conflitto Finale.
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