Nel 1983 il mondo è ancora in debito con Raven e il professor X per aver salvato il Presidente degli Stati Uniti, e questo porta la controversia sui mutanti ad un periodo di relativa tranquillità.Almeno fino a quando un gruppo di fanatici non resuscita En Sabah Nur alias Apocalisse, il primo e il più potente della stirpe, capace d’assorbire e potenziare i poteri degli altri mutanti, e intenzionato a riportare il mondo all’antico splendore di un tempo, quando non esistevano armi di distruzione di massa.
Di certo non è stato facile per il regista Bryan Singer mettere in atto un’idea che gli permettesse di mantenere viva l’attenzione dello spettatore su una saga in pieno restyling, senza rischiare di compiere qualche grossolano errore nella contestualizzazione e descrizione di quei personaggi,che tanto bene conosciamo. Serie d’elementi questa, troppo vasta da tenere sotto controllo in una sola pellicola che, se da un lato si allontana dall’impostazione del disaster movie, coinvolgendo lo spettatore nell’universo narrativo – anche grazie alla bravissima Jennifer Lawrence – dall’altra,vede proprio il suo tallone d’Achille nella figura di Apocalisse: il mutante immortale e succhia poteri, che finisce per fare meno paura di tanti altri villains presentati negli altri capitoli, che se pur meno potenti, rappresentavano una minaccia più “palpabile” per lo spettatore.
Nel contesto però, X-men:Apocalisse è una pellicola di buon livello, che non soltanto ridà valore alla storia dei mutanti -mal sfruttata nei primi tre capitoli che hanno dato inizio al franchise – ma fa si che la saga conservi un posto di diritto nell’universo dei blockbuster di supereroi
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