X-Men: Apocalisse: la recensione di Donato Prencipe
telegram

X-Men: Apocalisse: la recensione di Donato Prencipe

X-Men: Apocalisse: la recensione di Donato Prencipe

Ohio 1983, luogo e periodo storico in cui è ambientato l’ultimo film della saga X-Men. Il tutto però comincia diversi secoli addietro, nell’Antico Egitto, dove En Sabah Nur, un re mutante, con grandi poteri e venerato dalla sua gente come un Dio, ma ormai prossimo alla vecchiaia, cerca di trasferire se stesso con tutti i suoi poteri nel corpo di un altro mutante assorbendone i suoi, solo che nel preciso momento della trasposizione viene tradito da alcuni uomini che causano la distruzione dell’edificio e la sua sepoltura sotto un ammasso di pietre. Ridestato, siamo nel 1983, dal suo sonno profondo e forzato, inizia la sua personale ricerca di tutti quei mutanti con poteri unici, come il giovanissimo professor Xavier e la macchina celebro da lui inventata, al fine di unirli in un unico grande potere assoluto, l’Apocalisse, e poter adempiere al suo disegno malefico: la distruzione della razza umana. In questo capitolo troviamo i nostri protagonisti /mutanti giovanissimi, alle prime esperienze con i loro poteri sovrumani, dislocati in varie parti del mondo, dagli Stati Uniti, passando da Berlino alla Polonia. In un corollario di effetti speciali, roboanti esplosioni, vendette personali e un trionfo di coscienze per sancire il bene, rigettando il male, Bryan Singer chiama a raccolta attori del calibro di Michael Fassbender (Macbeth), il quale interpreta un malinconico/vendicatore Magneto, il suo Wolverine, fidato, Hugh Jackman (X-Men) (per lui, però, solo un cameo) Jennifer Lawrence (Il lato positivo), nei panni della seducente e istrionica Mystica, James McAvoy (Victor-la storia segreta del dott. Frankenstein), è il professor Charles Xavier ed Oscar Isaac (A proposito di Davis) nelle vesti del gigante Apocalisse. Continua, a colpi di supereroi, la lotta tra la Marvel e la DC Comics e non sembra che i due sfidanti vogliano arretrare di un solo centimetro, non ci resta che fungere da spettatori arbitrali e imparziali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA