Riesce “X-Men: L’inizio” a rilanciare una così importante saga? La risposta è: Sì. Sicuramente far ripartire da zero i supereroi più amati del cinema è stata una bella “gatta da pelare” dove Matthew Vaughn (il regista) si è dovuto cimentare nelle origini, se Bryan Singer (qui è nel ruolo di produttore) ci aveva mostrato la formazione degli X-Men al completo e ben matura, qui il regista del riuscito “Kick-Ass”, cerca di portare sugli schermi la genesi dei mutanti, l’amicizia e l’inimicizia tra il Professor X e Magneto. Ottima la prova di Michael Fassbender che interpreta un “fantastico” Magneto non facendo rimpiangere il bravissimo Ian McKellen, degno di nota anche James McAvoy che interpreta il Professor X, al quale dona molta umanità e lo rende meno plastico rispetto a quello di Patrick Stewart. La prima parte della pellicola è scoppiettante, si è davanti ad un incipit in medias res, il giovane Magneto si trova in un campo di concentramento nazista (1944) dove viene sottoposto ad ogni tipo di barbaria, infine quando la madre viene uccisa sotto i suoi occhi dal malvagio Sebastian Shaw, mostra i suoi poteri. Parallelamente viene narrata l’infanzia di Charles Xavier/Professor X, che, vivendo in una lussuosissima residenza, gode di ben altri agi rispetto a Erik Lehnsherr/Magneto. La scena si sposta di circa venti anni (1962), i due protagonisti sono ormai maturi e ben consci del proprio potenziale. Vicissitudini portano i due a collaborare con la CIA per fermare la volontà di Shaw di scatenare una guerra tra USA e Russia, fino a creare un manipolo di mutanti che riusciranno a fermare i piani di Shaw (crisi missilistica di Cuba). Nelle battute finali, Magneto esplica la sua natura malviagia, cercando di distruggere la flotta americana e sovietica, catastrofe sventata dal Professor X.
Compare nelle vesti di Shaw, un buon Kevin Bacon, vi è un cameo di Hugh Jackman nei panni di Wolverine e la bellissima January Jones interpreta “una poca vestita” Emma Frost.
Pellicola valida, agile nei tempi narrativi, forse un maggiore approfondimento nell’infanzia dei due protagonisti sarebbe stato apprezzato. Come “inizio”, un impronta più introspettiva e meno narrativa avrebbe fatto torcere il naso ai più ma in realtà si sente la mancanza di un’analisi psicologica dei personaggi principali. Matthew Vaugh, facendo un buon lavoro, getta le basi per creare, da qui in avanti, un nuovo filone dei popolarissimi supereroi della Marvel Comics.
Voto 7,5/10