X-Men: L'Inizio: la recensione di francesco.vellani
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X-Men: L’Inizio: la recensione di francesco.vellani

X-Men: L’Inizio: la recensione di francesco.vellani

“Mutante e fiero!” Potrebbe essere questa la frase riassuntiva del buon film targato Vaungh che racchiude perfettamente la nascita degli X-Men nei per nulla pesanti 132 minuti di proiezione.
Premetto subito che da “X-Men: L’inizio” mi aspettavo qualcosina di più, parliamo di briciole sia chiaro ma un qualcosina, a fine pellicola, pare mancare. Ma procediamo per piccoli passi.
Al timone di questo prequel troviamo il lanciatissimo Matthew “Kick-Ass / Stardust /The Pusher “ Vaungh, promettente e talentuoso cineasta londinese che in questa sua ultima grande fatica si trova supportato, a livello di soggetto/sceneggiatura, da colui che gli X-Men li ha, celluloidicamente parlando (lo so, quella parola non esiste ma ci sta alla perfezione!), creati: Bryan Singer.
Il buon Bryan, che di supereroi (soprattutto a livello di caratterizzazione psicologica) se ne intende, fu il regista dei primi 2 capitoli della saga mentre qui si traveste da produttore / sceneggiatore ed il suo tocco si nota eccome.
Ciò che ha sempre fatto la differenza tra i film sui supereroi, la differenza tra cagate pazzesche e pellicole affascinanti ed indimenticabili, NON sono (solo) gli effetti visivi bensì la caratterizzazione a livello psicologico che definisce i protagonisti; prendete la saga di Batman di “San” C. Nolan ad esempio o gli ottimi primi 2 capitoli di Spider-Man, sono pellicole spettacolari con Visual Effects di prim’ordine (soprattutto il secondo citato) ma che, per fortuna, vanno oltre scavando nella caratterizzazione dei personaggi consegnandoli alla storia del cinema.
Chiariamo subito che Vaungh, per quanto dotato, non è Raimi e nemmeno Nolan (unico ed inimitabile maestro) ma riesce ad innalzare la stanghetta e confeziona un film di classe che, benché non raggiunga sempre risultati eccelsi, riporta freschezza alla saga.
Se il film funziona è merito soprattutto di un cast all’altezza e da tenere d’occhio; non c’è dubbio che la scena venga rubata quasi totalmente dal personaggio interpretato dal bravissimo Michael Fassbender, già apprezzato in “Bastardi Senza Gloria”. E’ con Magnetoche il film decolla, il suo personaggio è veramente il più riuscito ed affascinante della pellicola, merito di un attore “magnetico” e da tenere d’occhio.
James McAvoy interpreta invece il leggendario Professor Xavier (tranquilli, capirete il perché della sedia a rotelle futura, nulla è lasciato al caso) ottimamente, non me lo aspettavo dall’ex “Wanted” e prossimo avvocato in “The Conspirator” di Redford. Ovvio che, come detto in precedenza, Magneto è una spanna sopra.
I giovani attori di contorno fanno il loro compitino, tutti bravini anche se c’è poi da dire che non sono chiamati a dovere fare queste interpretazioni da Via col Vento.
Menzione finale per il villain di turno, l’esperto e sempre bravo Kevin Bacon che, un po’ come il Senatore Palpatine nei leggendari Star Wars, sarà la causa generante del prevedibile e già noto passaggio al “lato oscuro” di Magneto.
Note stonata del film? La paura della produzione di andare incontro ad una censura non concedendo così alla pellicola di respirare appieno la sua natura, filtrando fin troppo la “violenza” mai come in questo caso necessaria per comunicare un messaggio importante come quello della natura differente dei mutanti, del loro sentirsi diversi e della scelta del se o meno accettare quello che sono in una società/minaccia. Messaggio ben rappresentato quello della diversità ma per certi versi senza la giusta dose di profondità e cattiveria, senza affondare del tutto la lama.
Il contorno nucleare, guerra fredda etc. etc. è appunto un contorno e nulla più ma regge bene come cornice; ottima scelta quella di mettere al centro del film ciò che si era via via perso nelle ultime pellicole, o che non era comunque stato trattato con la dovuta concretezza.
Altro elemento che fa a tratti storcere (incredibilmente) il naso sono gli effetti visivi; sembrerà una bestemmia colossale ma è lecito aspettarsi, soprattutto in un film con (anche) lo scopo di intrattenere come quello in questione, VFX di prim’ordine cosa che non accade SEMPRE.
Certo, il film regala momenti visivi di forte impatto (l’attacco alla CIA, la dipartita di un giovane mutante e il bellissimo duello Magneto-Sottomarino) ma ha delle cadute di stile intollerabili in pochi ma sufficienti punti, un qualcosa di inaccettabile.
Tirando le somme, come detto in apertura, “X-Men: L’inizio” mi ha lasciato un leggero retrogusto amaro, come a dire che poteva essere fatto un qualcosina di più soprattutto viste le capacità del regista e di chi c’era alle spalle del tutto.
Sorvolando le mie pignolerie questa pellicola, in fin dei conti, convince e si posizione leggermente sopra le media del genere non raggiungendo però mai risultati eccelsi; sicuramente questo film ha classe, intrattiene senza annoiare nonostante la lunga durata e da una scossa ad una saga già ben spremuta.
Cast e sceneggiatura di prim’ordine ma le (minime) cadute di stile visive ingiustificate e la poca “cattiveria” adottata gli impediscono di decollare appieno.
I fan non rimarranno delusi, i non-fan si divertiranno e sono certo che il sequel colmerà le (veniali) lacune segnalate.
Giovani X-Men, classe e fascino.

PS. Wolverine c’è e, sebbene per pochi secondi, azzera il circondario!

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