Eccolo il più grintoso, il più cattivo, spietato, inossidabile duro del vecchio West: Clint Eastwood. Quello che, stando a Sergio Leone, «ha due espressioni: con il cappello o senza». Quello che in Gli spietati è Will Munny, ex cacciatore di taglie ritiratosi a vita privata, a coltivar campi e crescere i due figli, perché stanco della violenza e della sua vita passata. «Dov’è la grinta?» potreste chiedere. Be’, un po’ di pazienza: o pensate che la vita del contadino si attagli a uno come Clint Eastwood? E infatti Gli spietati è una grandiosa parabola sull’impossibilità di sfuggire al proprio passato di violenza, sull’incapacità di appendere il fucile al chiodo nonostante gli anni siano passati. Perché William Munny viene trascinato in una missione di giustizia e vendetta dall’amico Ned (Morgan Freeman), per compiere la quale dimentica gli acciacchi dell’età e la vocazione pacifista, e sfodera quel ringhio che l’ha reso immortale. Non c’è perdono per nessuno, neanche per lo sceriffo Bill Daggett (Gene Hackman). Grinta senza età.
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