Pubblichiamo gli estratti del Pressbook ufficiale del film.
Quando ancora meditava sulla possibilità di lanciarsi nel mondo di Green Zone, il regista/produttore Paul Greengrass sapeva che il suo prossimo lavoro sarebbe stato un thriller di quelli che afferrano il pubblico per la camicia e lo inchiodano alla poltrona, un film immerso fin nei minimi dettagli in una zona in guerra. «Questo film non è un film sulla guerra in Iraq», sottolinea l’autore, «È un thriller ambientato in Iraq, tutto un altro affare. Nella mia esperienza, i thriller più efficaci sono quelli che si svolgono in condizioni estreme, quando le contese morali divengono intense».
Negli ultimi dieci anni, Greengrass si è fatto un nome con i suoi action-thriller al cardiopalma. Gli ultimi due film Bourne, da lui diretti, hanno compiuto una doppia impresa: convincere la critica e, allo stesso tempo, ottenere un successo di pubblico su scala mondiale. Ma il cineasta è ugualmente conosciuto per le sue dolorose pellicole drammatiche frutto di ricerche meticolose.
Con United 93, la storia dei coraggiosi passeggeri e dell’equipaggio che si ribellarono ai dirottatori dell’11 settembre, Greengrass non solo ha onorato la memoria degli eroi caduti quel giorno, ha firmato anche un potente thriller drammatico che ha scosso le vite degli spettatori. Il consenso della critica è esplicito, una candidatura all’Oscar come Miglior Regista nel 2007, una nomination per la Migliore Sceneggiatura Originale ai Writers Guild of America (il sindacato degli sceneggiatori americani) e il premio David Lean ai BAFTA per la Regia. Similmente, nel 2002 il film Bloody Sunday sul brutale assassinio di 13 manifestanti per i diritti civili nell’Irlanda del Nord, ha vinto i premi più importanti al festival di Berlino e al Sundance.
Molti tra i frequentatori delle sale cinematografiche non sanno che Greengrass ha cominciato la sua carriera occupandosi di conflitti globali per la ITV britannica. Nell’arco di dieci anni, ha viaggiato in paesi dilaniati dalla guerra raccontando storie formidabili. Anche dopo aver rivolto il suo interesse alla fiction drammatica, si è occupato della produzione di film che esplorano fatti di attualità con un rilievo sociale. Mescolando la rigorosa disciplina propria dei documentaristi alla sensibilità drammatica nella strutturazione e nella costruzione del plot caratteristica dei cineasti, riesce a intensificare l’impatto dei suoi progetti. Spiega il produttore Lloyd Levin: «Paul ha uno spiccato senso di come rendere vivo ogni battito di una storia. Ricrea una versione della realtà nel modo più intenso possibile».
Tra i due blockbuster con protagonista Matt Damon nei panni di James Bourne, il super agente affetto da amnesia, Greengrass ha scritto, diretto e prodotto United 93. Esperienza davvero gratificante per tutti i suoi collaboratori, l’emozionante United 93 ha lasciato Greengrass e i suoi produttori e amici Tim Bevan, Eric Fellner e Lloyd Levin ansiosi di sviluppare insieme un altro progetto. «Questa volta, abbiamo deciso di fare un film più grande, ma di ambientarlo di nuovo su uno sfondo reale», fa notare Bevan, «È stato questo il nostro punto di partenza».
L’idea iniziale che Greengrass ha discusso con lo sceneggiatore Brian Helgeland è stata quella di sviluppare un thriller sulla fallimentare ricerca delle armi di distruzione di massa (ADM). In corso d’opera, hanno usufruito della collaborazione attiva di molti tra coloro che hanno preso parte al dramma iracheno, comprese alcune figure chiave nella ricerca di ADM, due dozzine di combattenti statunitensi reduci dal conflitto in Iraq, una mezza dozzina tra le file di ex-ufficiali della CIA con esperienza sul campo e un caposquadra paramilitare d’elite che ha contribuito alla cattura di alcuni tra i “Principali Ricercati” militari iracheni.
Fonte di ispirazione è stato anche il capo redattore della sede a Baghdad del Washington Post, Rajiv Chandrasekaran e il suo reportage best-seller “Imperial Life in the Emerald City: Inside Iraq’s Green Zone” (‘Vita imperiale nella Città di Smeraldo: la Zona Verde in Iraq’, non tradotto in italiano). Chandrasekaran, che ha riferito direttamente da Baghdad sul processo di ispezione delle armi, ha ricevuto il premio Overseas Press Club, il Ron Ridenhour Prize e il Samuel Johnson Prize inglese ed è stato finalista ai National Book Awards. Il suo acclamato libro è stato una finestra sul mondo della Green Zone durante tutta la produzione.
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