In risposta all’articolo (eccessivamente) entusiasta di Fabio Guaglione (che consiglio caldamente di leggere in generale, ma che è assolutamente necessario leggere per comprendere i punti salienti delle obbiezioni che propongo).
I misteri
(segue da) Quando si mettono in campo domande così importanti (e non marginali) come quelle messe sul piatto dagli autori di Lost, non basta neppure semplicemnte fornire qualche risposta, bisogna discutere anche sulla qualità delle risposte medesime. Ma sfatiamo questa sciocchezza che pensa chiunque sia intenzionato a difendere Lost a spada tratta. Chi si lamenta di una certa palpabile incompiutezza della serie, non si riferisce (almeno non io) alla pedante richiesta di risposte ad ogni singolo enigma messo in scena, per cui gli si possa dire «beccati il dizionario» e falla finita! Geroglifici, statua, raggio teletrasportatore, ci sono in Lost perché ci sono e ci sta bene così, più o meno. Effettivamente molte delle risposte a tutte queste cose si possono in qualche modo evincere, non tutte. L’isola è speciale. Là succedono delle cose speciali. Ci sta bene. D’altra parte alcune risposte è addirittura meglio non darle, se si devono buttare lì tanto per fare, per poter dire ve l’abbiamo data la risposta. Si pensi al dialogo tra Micheal e Hugo a proposito di coloro che sospirano: pessima risposta, pessimo dialogo! Anche in questo caso scena da tagliare, senza danno alcuno! Ho sempre voluto credere che gli autori sapessero cosa stavano facendo, ma alla luce del finale pare proprio che possa essere invece come Fabio Guaglione si rifiuta di credere. Magari hanno proprio inserito misteri a caso per anni. Forse pescando anche tra le idee più brillanti dei fan, perché no? E’ dura ammetterlo, ma può benissimo essere.
Se Adamo ed Eva, dovevano essere fin dall’inizio il fratello di Jacob e la loro matrigna, Jack avrebbe (nella prima stagione) semplicemente potuto dire che quei corpi (in non così avanzato stato di decomposizione) erano là da qualche centinaio d’anni, forse più (anziché da una trentina, dimostrando così un’incompetenza, che il personaggio non dovrebbe avere). Se si sapeva già che Sawyer doveva tornare indietro nel tempo per assistere al parto di Claire, si poteva farlo vedere che dava una sbirciatina da dietro le frasche nella prima stagione e quando poi l’avremmo rivisto comprendendo che in realtà si trattava del Sawyer del futuro, avremmo tutti esclamato: huahuuuu! Che figata! Ma c’è un solo elemento che possiamo dire con certezza che fosse previsto in modo così evidente? Secondo me, assolutamente nessuno! Quello che ho visto io, soprattutto a proposito di Adamo ed Eva, è stato veder appiccicare alla puntata Across The Sea della sesta stagione, qualche inquadratura tratta dalla prima (tagliando ovviamente quello che non era coerente con la soluzione), in modo tanto didascalico da risultare quasi offensivo. Il modo di fare ridondante di chi, con ogni probabilità, ha la coda di paglia. Ma mentre noi stiamo qui a discutere, già si parla di ampliamento del finale o di finali alternativi. Ma un capolavoro ne avrebbe bisogno? Anche se non mi è piciuto questo finale di Lost io mi auguro comunque che si lasci tutto così com’è. Magari i Darlton dovrebbero leggere l’interpretazione di Fabio Guaglione. Le sue convinzioni tranqillizzerebbero e convincerebbero i due più di quanto non lo siano loro stessi, per il loro operato. E magari si eviterebbe di pasticciare ulteriormente intorno a una serie per molti versi mitica.
Il resto delle affermazioni di Guaglione non so come commentarle. C’è una certa supponenza (anche un po’ ingenua) nell’insistere sul fatto che abbiamo ottenuto tutto quello che ci occorre e che di quello che manca, di tutto il resto, non ce ne debba importare nulla. Trovo tutto ciò anche un po’ disarmante. A me pare che Guaglione confonda il percorso con l’arrivo. Il percorso di Lost andava benissimo. L’arrivo è incoerente! Non occorrono pseudo-trattati di fantascienza o pseudoscienza per dare le risposte. E sono sicuro che Guaglione non ha certo «vomitato» (per citare le sue parole) quando è stato inserito un personaggio come Faraday, con il suo preziosissimo diario. Faraday infatti era il meccanismo narrativamente più idoneo a fornire risposte. Infatti ne ha fornite moltissime e senza risultare nè pedante, nè fuori luogo. Era narrativamente credibile. Bastava quello! Il che dimostra che si poteva fare senz’altro qualcosa di più, in molti altri sensi e aspetti. Il che sicuramente non includeva cambiare registro, virare proprio all’ultimo, abbandonando elementi fondamentali senza apparente ragione se non quella di farla finita con Lost ad ogni modo e a qualunque costo. D’altra parte Lost inizilamente (per l’idea che ne avava il suo vero papà J.J. Abrams) doveva durare due, tre stagioni al massimo. La ABC insistette perché si arrivasse almeno a sei. Ecco allora che il lavoro per accumulazione e stratificazione esasperata assume anche un carattere di necessità produttiva, forse più che narrativa. (continua)
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Alfonso Papa ha frequentato il master biennale in Tecniche della narrazione presso la scuola Holden di Torino. Tra le altre cose ha collaborato con la casa editrice Einaudi in qualità di lettore e ha lavorato su alcuni set cinematografici, tra cui Radiofreccia di Luciano Ligabue e Un amore di Gianluca Tavarelli. Dal 1999 al 2007, prima per l’Associazione Cinema Giovani e poi per il Museo Nazionale del Cinema, si è occupato dell’organizzazione del Torino Film Festival. Attualmente lavora in qualità di production manager per la Film Commission Torino Piemonte. Lo scorso marzo era tra i giurati della manifestazione cinematografica Piemonte Movie 2010.
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