New Moon: Location, scenografie e costumi
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New Moon: Location, scenografie e costumi

Dall’Oregon all’Italia, dalla tana dei Volturi alla casa dei Cullen: Chris Weitz, lo scenografo David Brisbin e la costumista Tish Monaghan svelano tutti i dietro le quinte del film

New Moon: Location, scenografie e costumi

Dall’Oregon all’Italia, dalla tana dei Volturi alla casa dei Cullen: Chris Weitz, lo scenografo David Brisbin e la costumista Tish Monaghan svelano tutti i dietro le quinte del film

Pubblichiamo gli estratti del pressbook ufficiale del film.

New Moon in Italia

Le riprese di The Twilight Saga: New Moon sono iniziate a marzo del 2009 a Vancouver e sono terminate nell’antica città di Montepulciano. A livello visivo, le due città offrono dei forti contrasti: le notti buie e le misteriose foreste verdeggianti della British Columbia da un lato, e i toni naturali e lucidi della Toscana dall’altro.

“La luce nel Nordovest del Pacifico conferisce una grande diffusione e un senso di freschezza”, secondo Chris Weitz. “Lì c’è grande abbondanza di splendidi colori. Anche le ombre sono importanti, la foresta di notte, il nero, che è simbolo della depressione”.

“La luce è totalmente diversa in Toscana”, nota Weitz. “Lì ci sono dei toni molto più caldi, è una terra molto più soleggiata. Anche l’architettura è diversa. Montepulciano è nota per la sua architettura rinascimentale, con reminescenze di architettura medievale”.

New Moon nell’Oregon – La casa di Bella

Twilight è stato girato in vere location a Portland, nell’Oregon, mentre per The Twilight Saga: New Moon, i filmmaker si sono spinti più a nord fino a Vancouver, nella British Columbia. “Credo fosse importante per lo studio e per i fan che questa fase della vita di Bella corrispondesse al meglio alle prime fasi della sua vita”, afferma lo scenografo Brisbin. “Per ricreare la casa di Bella,  ci siamo accertati che sia l’interno che l’esterno corrispondessero a quelli del primo film. Abbiamo studiato accuratamente la location originale e in generale tutto il primo film”.

In alcuni casi, il reparto scenografie ha deciso di cambiare alcuni elementi architettonici, per ragioni legate alla trama. “Per quanto riguarda la prima casa”, spiega, “se si guarda molto, molto attentamente, c’è un istante in cui è visibile un lato dell’edificio e si vede chiaramente la totale assenza di finestre. Tuttavia, nel secondo capitolo della saga c’è una lunga sequenza in cui vediamo Jacob saltare all’interno di una finestra: si tratta di una delle scene più importanti tra Jacob e Bella. Perciò, abbiamo dovuto fare dei cambiamenti rispetto all’originale, per motivi strettamente legati alla trama”.

La casa dei Cullen

La casa dei Cullen ha rappresentato un’altra sfida. “Nel primo film si vede chiaramente l’esterno della casa dei Cullen”, spiega Brisbin. “Vediamo la scala, le stanze. Vediamo chiaramente sia la stanza di Edward che la cucina. Gran parte del nostro lavoro, in questo film, è stato fatto in stanze diverse da queste, ma comunque abbiamo dovuto creare degli ambienti  che combaciassero con quelli che già abbiamo visto nel primo film: è stato come mettere assieme i pezzi di un puzzle”.

Un altro compito di cui si è occupato il reparto scenografie è stato quello di realizzare  le due case attorno alle quali si svolgono le vite dei membri del  branco dei lupi. “Le case di Jacob e Emily non esistevano in Twilight”, prosegue lo scenografo. “Abbiamo esaminato molto attentamente il libro e abbiamo discusso a lungo su ciò che potevamo modificare. La casa di Jacob viene descritta di colore rosso. Abbiamo trovato una fantastica location che era collegata alla  foresta, sembrava quasi che ci fossero dei lupi dietro agli alberi: Era semplicemente perfetta”. Ad eccezione di un piccolo dettaglio: la casa era verde.

“Secondo le nostre ricerche era molto importante per i fan che mantenessimo il colore rosso per la casa di Jacob”, racconta Brisbin. “Sanno che è rossa perchè lo hanno letto nel libro, e la volevano di quel colore. Perciò abbiamo deciso di ridipingerla di rosso”.

La casa di Emily

La casa in cui vive Emily, la ragazza di Sam Uley, è stata ideata per riflettere l’idea che Weitz si era fatto di questo personaggio, spiega Brisbin. “Secondo lui Emily rappresentava una sorta di consolatrice all’interno del mondo del branco di lupi. Loro sono dinamici, sono folli, sono scalmanati. Ma questo posto per loro rappresenta un rifugio. Cercavamo una casa in una foresta segreta che trasmettesse una sorta di leggerezza femminile. Il proprietario della location che abbiamo utilizzato ha costruito la casa quando aveva 17 anni, e credo che un po’ della sua maestosità silvestre derivi dal fatto che è veramente uno di quei posti che un diciassettenne costruirebbe come capanna ideale”, prosegue Brisbin. “Credo che poco dopo averla costruita abbia sposato la donna con cui ancora oggi è sposato. E’ stata la loro casa per un lungo periodo. Alla fine è diventata troppo piccola per loro, ma sia per il marito che per la moglie è stato drammatico doversi trasferire, perchè è veramente un luogo magico”.

Questa attenzione ai dettagli e l’estrema fedeltà allo spirito e alla parola dei libri di Twilight hanno pervaso l’intera produzione, come spiega Weitz: “Se avete amato i personaggi e la storia d’amore descritti in Twilight, se avete amato l’elemento sovrannaturale, allora in New Moon troverete tutto questo e molto di più. In questo film vedrete espandersi quel mondo, e apprenderete una mitologia ancora più vasta che farà da ponte tra Twilight ed Eclipse, il terzo capitolo della saga”.

Parla lo scenografo David Brisbin

Lo scenografo David Brisbin ha lavorato a stretto contatto con Weitz per creare la particolare cromia del film. “Chris aveva un’idea molto specifica sui colori che voleva”, dice Brisbin. “Aveva in mente i dipinti dei pre-Raffaeliti, che enfatizzano i colori saturi negli ambienti naturali”.

“Adoro i film epici classici come Il Dottor. Zivago e Barry Lyndon”, dice Weitz. “Riflettevo anche su quale tipologia di dipinti ricordasse meglio questo mondo. E così mi sono venuti alla mente i dipinti dei pre-Raffaeliti. Essi pongono una forte enfasi sulla storia, sul sentimento, sull’amore, sulla perdita, sull’afflizione e sul desiderio. Utilizzano delle tonalità gioiello e hanno un perfetto uso del colore; rispetto al primo film, ci sono delle grandi differenze in questo senso ma è una scelta che si è rivelata fedele allo spirito del secondo libro”, spiega Weitz.

Brisbin vanta un curriculum eclettico, è una sorta di uomo del Rinascimento, perciò aveva delle qualifiche perfette per questo compito. Da giovane, Brisbin ha ottenuto la borsa di studio Henry Luce Scholars Grant per studiare in Asia, dove ha lavorato come reporter per la TV, occupandosi in particolar modo della caduta del regime di Marcos nelle Filippine. Ha studiato architettura e ha fatto uno stage presso il celebre architetto americano Robert Venturi”.

“Questo film in sostanza parla dell’amore”. dice Brisbin. “Certo è un film sui vampiri, ma è soprattutto una storia d’amore. L’arte della scenografia secondo me è profondamente radicata nella narrazione. Quello che è importante, secondo me, è che il dramma che gli attori e il regista cercano di costruire davanti alla Mdp si sviluppi in un ambiente che sia perfetto per la storia che viene raccontata”.

Nel libro della Meyer i Volturi vivono nell’antica città Italiana di Volterra, in Toscana. “La scelta di Montepulciano al posto di Volterra ha generato forti discussioni”, spiega Brisbin. “Chris voleva un’architettura antica che ci guidasse nella creazione del mondo di Volterra. Montepulciano è di fatto una città medievale; la piazza e il Municipio di questa città avrebbero fornito un accesso tale che avrebbe permesso al regista di fare un’inquadratura simmetrica. Ed è stata specificatamente questa la ragione per la quale siamo finiti a Montepulciano”.

Le descrizioni della Meyer di Volterra e della roccaforte dei Volturi hanno fornito una solida base di partenza per Brisbin. “Ha immaginato un mondo in cui l’architettura fornisce un solido contributo alla storia”. “I Volturi tengono corte in un salone circolare la cui forma è quella di un vortice, nel mezzo del salone c’è un canale di scolo: è lì che va a finire il sangue delle loro vittime”, spiega. “Ha immaginato un corridoio infinito, che siamo riusciti a ricreare senza grandi sforzi grazie alla Computer Grafica”.

Lo scenografo ha liberamente attinto dai ben noti esempi dell’architettura toscana. “Non abbiamo abbinato nessun particolare oggetto architettonico, ma abbiamo utilizzato il tema dominate delle strisce verdi che sono ispirate ai marmi verdi e bianchi utilizzati in diverse cattedrali e chiese toscane. C’è una grande esuberanza nell’architettura medievale e rinascimentale della Toscana, alla quale, negli anni successivi, ha fatto seguito un’architettura nouveau eccessiva, che per noi è stata fonte di grande ispirazione”.

Parla la costumista Tish Monaghan

La costumista Tish Monaghan ha avuto il compito di creare il raffinato ed elaborato guardaroba indossato dai Volturi, che sono caratterizzati da un look che racchiude diversi secoli. “Il punto cruciale su cui Chris ha insistito è stato che i Volturi dovessero essere estremamente eleganti”, spiega Monaghan. “Abbiamo preso in considerazione il 1700 e abbiamo scelto una silhouette specifica che si è sviluppata attorno al 1790: un look molto magro e allungato”.

“Volevamo muoverci nell’ambito della cromia che David e Chris avevano sviluppato, ma questa variava tra le scene ambientate nel 18° secolo e quelle ambientate nel 21° secolo, (i personaggi si incontrano nel 21° secolo, ma li vediamo anche in un flashback del 18° secolo). Nel 21° secolo abbiamo cercato di renderli il più dark possibile; Aro è il più dark di tutti, perchè tra tutti è il più potente. Negli anni ’90, invece, ho fatto il contrario: ho cercato di rendere Aro il più luminoso possibile”.

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