Robin Hood: Una storia mai raccontata
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Robin Hood: Una storia mai raccontata

Come Sir Ridley Scott e il produttore Brian Grazer hanno realizzato un film sulle origini del leggendario personaggio

Robin Hood: Una storia mai raccontata

Come Sir Ridley Scott e il produttore Brian Grazer hanno realizzato un film sulle origini del leggendario personaggio

Pubblichiamo gli estratti del Pressbook ufficiale di Robin Hood.

Com’è nata l’idea

Durante le riprese di American Gangster con Sir Ridley Scott, il produttore Brian Grazer ha discusso con Russell Crowe di una possibile realizzazione di un nuovo Robin Hood, con lui come interprete.  Grazer desiderava tornare a lavorare con l’attore, con il quale aveva già realizzato due film di successo— A Beautiful Mind, per il quale Crowe è stato candidato all’Oscar, e in Cinderella Man. pensando a questo nuovo progetto, i due erano entrambi interessati a proporre una versione originale della vecchia leggenda: una storia che raccontasse le origini di Robin Hood, a partire dai suoi anni trascorsi come arciere dell’esercito di Re Riccardo. Ambientato al tempo delle Crociate, questo film d’azione e di avventura avrebbe fornito una cornice storica alle altre avventure raccontate di recente sul grande e piccolo schermo.

Grazer è approdato allo sviluppo e alla produzione del progetto tramite la Universal Pictures e alla Imagine Entertainment, la società da lui fondata insieme al vincitore del premio Oscar Ron Howard,.  “Mi piacciono i film sugli eroi”, spiega il produttore .  “La storia di Robin Hood mi ha da sempre affascinato in maniera particolare perché si tratta di un uomo che ha in mente solo la giustizia, e che possiede le capacità e la risolutezza per perseguirla.”

“Con il nostro film, spieghiamo chi siano lo Sceriffo di Nottingham, Marion e suo suocero, quali siano le dinamiche tra i baroni della parte nord dell’Inghilterra, e come all’epoca essa venisse controllata”, continua Grazer.  “Alla fine del film, si capisce anche chi sia Robin.  La fine del nostro film è l’inizio di tutte gli altri film realizzati finora su questo leggendario personaggio”.

Grazer ha scoperto che l’attore australiano era profondamente interessato a rievocare la leggenda.  Crowe ha ammesso che da tanti anni lo affascinano le storie dei fuorilegge.  “Ho trovato il progetto entusiasmante”, spiega l’attore.  “Robin Hood è sempre stato uno dei miei eroi preferiti sin da quando ero piccolo.  Ho amato molto i vari film su di lui che ho visto da bambino.  Esiste una sorta di connessione universale che ciascuno di noi stabilisce con  Robin Hood e che è alla base della storia: ci potrebbe essere qualcuno là fuori che vuole veramente combattere l’ingiustizia. Robin possiede una qualità edificante alla quale il pubblico risponde”.

Crowe ha però accettato di prendere parte al progetto ad una condizione.  “Ho detto che avrei fatto Robin Hood solo se si fosse trattato di una storia originale”, aggiunge l’attore.  “E’ una delle storie in lingua inglese che si tramandano da più tempo. Per tanto bisogna trattarla con grande rispetto.  Ho deciso che, per poter creare una versione più nuova di Robin Hood, era importante considerare come un comprensibile errore tutto quello che ne avevamo appreso attraverso le varie leggende.  Il nostro Robin doveva essere diverso da come era stato raccontato fino a quel momento. Prendiamo ad esempio il suo rapporto con Little John. I due inizialmente non vanno d’accordo. Quando li incontriamo per la prima volta stanno litigando. Ma non succede su un tronco su un fiume dove si stanno picchiando, come è stato raccontato all’infinito.  Noi abbiamo ridefinito i tempi e spostato l’avvenimento in un altro momento”.


Il coinvolgimento di Sir Ridley Scott

Crowe e Grazer si sono poi rivolti all’unico regista che desideravano dirigesse il film: Ridley Scott.  “Ci voleva un regista con una visione straordinariamente ampia”, sottolinea Grazer, “qualcuno che amasse l’autenticità, che fosse interessato al milieu, all’epoca e agli avvenimenti storici e politici del periodo.  Ridley è particolarmente attento a tutte queste cose.  Se questo film doveva essere realizzato, sarebbe dovuto essere un Robin Hood nello stile de Il gladiatore. Desideravo che mettesse in risalto la brutalità dell’epoca e che essa venisse espressa visivamente in maniera emozionante, in un thriller di avventura e azione. E solo Ridley poteva riuscirci”.

Scott e Crowe hanno cominciato a lavorare insieme anni fa, quando hanno realizzato il pluripremiato Il gladiatore, che ha ottenuto così tanti premi Oscar e cambiato le aspettative del pubblico nei confronti dei film epici. Ad oggi hanno realizzato insieme anche Un’ottima annata, American Gangster e Nessuna verità.  Quando Crowe e Grazer hanno presentato il progetto al regista, Scott ha risposto con grande entusiasmo.

Scott è un appassionato di storia antica, ed il suo ultimo thriller in costume, Le crociate – Kingdom of Heaven, trattava della caduta di Gerusalemme, 12 anni prima che Re Riccardo I venisse ucciso.  “Amo i film storici”, racconta Scott.  “Ho cominciato con  I duellanti, poi sono passato alla storia romana e adesso sono tornato di nuovo al Medioevo”.

Una volta che Scott ha aderito al progetto, Robin Hood ha cominciato a prendere forma.  I realizzatori condividevano un’idea precisa: avevano deciso di indagare su come una persona normale potesse trasformarsi in un difensore degli oppressi, ed hanno provato a risolvere la questione raccontando la storia di Robin Hood inquadrandola in un contesto storico ben preciso.  Spiega Grazer: “Volevamo inserire la storia nella cornice degli eventi storici e politici dell’epoca: L’Inghilterra era alla bancarotta, minacciata sia dalla guerra civile che dalla Francia, e nelle mani di un re incapace, Giovanni. E su questo sfondo potevamo inserire il racconto di come Robin Hood fosse divenuto quello che era”.


Lo script viene affidato allo sceneggatore premio Oscar Brian Helgeland

Per poter realizzare questo principio di base che Scott, Grazer e a Crowe condividevano, i tre si sono rivolti allo sceneggiatore Brian Helgeland, premiato con l’Oscar per la sua precedente collaborazione con Crowe, L.A. Confidential.  Incaricato telefonicamente da Scott di preparare la sceneggiatura, Helgeland sapeva che la cosa che lo interessava di più era “rendere umana la leggenda”.

Spiega lo scrittore: “Ridley voleva raccontare la versione dell’uomo-prima-del-mito di Robin Hood.  Tutti conoscono la leggenda che ovviamente si basa sull’esagerazione degli eventi reali.  Questo mito è radicato nell’oppressione e nell’idea che ogni qualvolta che chi è al potere si approfitta delle masse, ecco che arriva un eroe a difendere la gente comune.  E, soprattutto nella storia inglese, questo qualcuno è quasi sempre un fuorilegge che si assume tale compito.  Quello che Ridley voleva fare era immaginare quali fatti reali avrebbero potuto dar vita alla leggenda di Robin Hood”.

L’esperienza della prima collaborazione tra Helgeland e Scott è stata molto forte.  Helgeland racconta: “Quando hai a che fare con catapulte e falangi di uomini che tentano di dar fuoco alle porte di un castello e uomini che si preoccupano di Dio— di chi esso sia e delle ragioni per cui li abbia condotti in battaglia—Ridley è sul terreno che trova intellettualmente più stimolante.  E la cosa si riflette positivamente sui suoi film”.

Nella sceneggiatura, basata su una storia di Helgeland, Ethan Reiff e Cyrus Voris, incontriamo per la prima volta l’arciere Robin Longstride, fante dell’esercito di Re Riccardo al ritorno dalla Terza Crociata in Terra Santa.  Riccardo—nel tentativo di recuperare la somma pagata al re francese che lo aveva tenuto in ostaggio mentre tornava dalla Crociata—sta assediando un castello francese.  Secondo le cronache dell’epoca, durante l’assedio Riccardo venne ferito al collo da una freccia e morì poco dopo.  Sua madre, Eleonora, ne rimase devastata e, di conseguenza, la corona passò a suo fratello minore, il Principe Giovanni.

Scegliendo come inizio per la sua storia il momento della morte di Riccardo, Helgeland ha immaginato che Robin, avendo trascorso all’estero un’infanzia tormentata, cogliesse l’opportunità per far ritorno nella nativa Inghilterra per la prima volta da quando aveva cinque anni.  Al suo approdo in terra inglese, Robin trova una nazione impoverita e priva di uomini a causa della folle necessità di Riccardo di finanziare le sue guerre.  Lo spettro di un invasione francese si profila all’orizzonte, e il fratello incompetente di Riccardo si limita a guardare il suo popolo in preda alle sofferenze, preoccupandosi solo di riempire i suoi forzieri.

Per gli scrittori era fondamentale mostrare lo stato disastroso in cui verteva l’economia inglese in quell’epoca, e anche quanto il paese fosse diventato desolato.  Volevano mostrare come l’arrivo di Robin coincidesse con il periodo in cui Giovanni imponeva ai suoi sudditi delle tasse improbabili, molto al di sopra delle loro possibilità, concedendo loro in cambio pochissimo cibo, qualche vestito e miseri ripari. La sconfitta della classe dirigente da parte di Robin non consisteva solo nel rubare il grano per restituirlo alla gente di Nottingham, ma anche nell’ispirare i suoi compatrioti ad assumere il controllo del proprio destino.

Spiega Scott: “Tutti parlano di come Robin Hood rubasse ai ricchi per dare ai poveri, ma noi abbiamo pensato che fosse importante scegliere un momento del folklore medievale in cui il paese è sull’orlo della carestia e totalmente ignorato dai regnanti.  La gerarchia al potere è il nemico, e l’uomo comune che si schiera contro di essa è Robin Hood.  Nell’ambito di questa idea, non abbiamo comunque dimenticato le aspettative e il romanticismo della leggenda. C’è dell’umorismo in tutto questo?  Sì. C’è un sacco di azione?  Sì”.

Momento chiave nel racconto di Helgeland è la firma della Magna Carta, avvenuta a Runnymede nel 1215 dopo la rivolta dei baroni inglesi contro Re Giovanni. Per molti aspetti, questo momento definisce la nascita dell’Inghilterra, liberando la sua popolazione anglosassone dallo spietato impero dei re normanni. “C’è un posto per la Magna Carta nel nostro film”, afferma Grazer, “non solo in quanto evento storico, ma anche come momento cinematico”.

Aggiunge Crowe: “Abbiamo una situazione in cui l’uomo che in pratica ha inventato le tasse è lo stesso Re Giovanni firmatario della prima versione della Magna Carta.  Abbiamo un periodo compreso tra il 1199 e il 1215, e ci sembrava che potesse essere il momento perfetto per la nascita di una rivoluzione …o di una figura rivoluzionaria.  E per quanto il film ruoti attorno alla Magna Carta, racconta anche della nascita di una nazione—la nascita dell’Inghilterra e di tutto ciò che di splendido essa rappresenta”.

Stabilire un retroscena per Robin è stato fondamentale per comprendere perché egli diventi il difensore del suo popolo.  Nella nostra storia, Robin scopre che suo padre era lo scalpellino Thomas Longstride, un oratore molto apprezzato ed il principale autore di quella che sarebbe stata la Forest Charter (Carta de Foresta). Questa carta, antesignana della Magna Carta, illustrava i diritti e i privilegi dell’uomo comune, proteggendolo dagli abusi dell’aristocrazia.  Il predecessore di Riccardo, Enrico II, aveva inteso questa istanza politica di Longstride come tradimento e lo aveva fatto uccidere davanti al figlio ancora piccolo.

Per prepararsi a questo ruolo, Crowe ha letto più di 30 libri su Robin Hood e sul periodo compreso tra la fine del 12° secolo e gli inizi del 13°.  “Robin assiste all’uccisione del padre a soli 5 anni”, spiega Crowe.  “E viene poi lasciato in un monastero dei Cavalieri Templari in Francia.  I suoi tutori [Loxley e Marshal] partono per la Crociata, ma al loro ritorno, numerosi anni dopo, il ragazzo non è più lì. Ha trascorso un periodo terribile, è stato trattato molto male, e se ne è andato con l’unico suo possesso, l’armatura di suo padre. Potete immaginare un bambino che si trascina dietro una pesante armatura da adulto”.

Quando incontriamo per la prima volta Robin durante l’assedio posto da Riccardo al castello francese, questi non ricorda come fosse la sua vita prima della morte del padre.  “Ha rimosso il ricordo dell’uccisione del padre”, spiega Crowe.  “Nella sua mente, suo padre e sua madre si sono semplicemente liberati di lui ed hanno smesso di amarlo. Ed ecco quello che ha finito col credere negli ultimi 35 o 40 anni”.

“Ma adesso è nuovamente vicino all’Inghilterra”, continua Crowe.  “Ha viaggiato per tutta l’Europa e in Medio Oriente.  Ha conosciuto più di un modo di vivere, e quando torna in Inghilterra è sorpreso nello scoprirla un paese così oppresso. Lo seguiamo nel suo viaggio alla ricerca e alla scoperta di se stesso. E lungo la strada comincia a ricordare il passato, cosa che rinforza la sua ricerca. Si rende conto di essere stato travolto dal destino, e di essere diventato parte di qualcosa di molto più grande di ciò che pensava. Mentre cerca se stesso, si ritrova a portare avanti il lavoro iniziato da suo padre, partendo dal punto in cui questi lo aveva lasciato”.

Una volta trovati i produttori, il regista, il protagonista ed ultimata la sceneggiatura, era giunto il momento di cercare i coprotagonisti, a partire dalla fanciulla più bella di Nottingham.

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