Spot d’autore: Federico Fellini, il maestro al servizio della tv
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Spot d’autore: Federico Fellini, il maestro al servizio della tv

Negli anni ’80 il grande regista mise il suo genio a servizio di Barilla, Campari e Banca di Roma, realizzando degli spot che fecero storia

Spot d’autore: Federico Fellini, il maestro al servizio della tv

Negli anni ’80 il grande regista mise il suo genio a servizio di Barilla, Campari e Banca di Roma, realizzando degli spot che fecero storia

Ogni giovedì, con la nostra rubrica Spot d’autore, quando il cinema invade la tv, vi guidiamo attraverso le pubblicità più famose degli ultimi anni raccontandovi curiosità e aneddoti e facendovi fare anche qualche tuffo nel passato che non mancherà di sorprendervi…

Era il 1985 quando Pietro Barilla riuscì in una delle imprese più difficili del tempo: convincere il “maestro” Federico Fellini a dirigere uno spot. Sì, perché il regista aveva sempre mostrato la sua avversione per la televisione e quindi per il mondo delle pubblicità.

Barilla fece ogni cosa possibile per assicurarsi la direzione di Fellini, anche perché sapeva che la notizia avrebbe attirato attenzioni e curiosità da parte del pubblico e soprattutto della stampa, con conseguenti benefici di immagine per l’azienda.

Lo spot, intitolato Alta Società, vede protagonista una coppia d’amanti a cena in un lussuoso ristorante. Al momento delle ordinazioni al loro tavolo si avvicinano alcuni camerieri e il maître, che inizia a consigliare raffinati piatti della cucina francese. Durante la lettura del menù i due sembrano più interessati a scambiarsi sguardi ammiccanti quando improvvisamente la donna ordina “rigatoni”, fra la sorpresa generale di tutti i presenti.

Lo spot, che costò circa 350 milioni di lire – escluso il compenso del regista – fu realizzato in cinque giorni di lavorazione a Cinecittà, dove ci si avvalse dei mezzi e delle maestranze usate fino a quel momento solo per le produzioni cinematografiche.

A introdurci nel mondo creato da Fellini per questo corto, è la prima sequenza con una ripresa in cabrata (dal basso verso l’alto) e una panoramica da destra verso sinistra. Si percepisce che siamo all’esterno, la camera entra in un altro luogo, in un’altra dimensione. In basso a sinistra il nome F. Fellini, a ribadire la qualità e il prestigio del prodotto che si sta per vedere.

All’interno scopriamo una lussuosa sala, simbolo di un’apparenza che nasconde un mondo superficiale, come se il regista volesse esprimere un leggero tono di polemica verso questo ambiente idealizzato di una “nuova dolce vita”. Nell’atmosfera che viene a crearsi diverse sono le affinità che si possono notare con le precedenti opere di Fellini:  il raffinato ristorante di E la nave va (1983), il Grand Hotel in Amarcord (1973), ma anche il ricorrente tema del sogno, del mondo onirico di 8 e ½ (1963).

La fotografica, dai toni caldi e offuscati ha un ruolo fondamentale per sottolineare il carattere surreale dello spot, che cambia tono nella sua seconda parte, diventando più reale quando la donna, sempre al centro dell’inquadratura, esclama “rigatoni”. Questo è il momento in cui si rompe il ghiaccio, in cui tutti partecipano, in cui esce fuori il carattere genuino della pasta Barilla, si crea un effetto comico innescato dalla rottura tra l’apparente e artefatta raffinatezza e la genuina spontaneità evocata del piatto tipicamente italiano.

Una piccola curiosità su un dettaglio dello spot apparentemente insignificante: i cerchi concentrici che lampeggiano sullo sfondo (che ricordano quelli usati dal regista ne La città delle donne nel 1980), sembrano essere lì ad evocare il concetto di trasmissione di un messaggio, l’illuminazione progressiva è come un richiamo alla diffusione delle onde, che possono qui simboleggiare sia l’eco della cantilena dei clienti che il messaggio che vuole arrivare al pubblico.

L’esperienza di questo spot deve aver soddisfatto il “ristroso” Fellini, tanto da far sì che si mettesse a dirigere altre pubblicità. Qualche tempo dopo, infatti, fu la volta dello spot Campari e poi ancora, all’inizio degli anni ’90, il tris di spot per la Banca di Roma che vedevano protagonista Paolo Villaggio e che furono il suo ultimo lavoro.

Alcuni di voi ricorderanno la surreale ambientazione dello spot Campari del 1984 dal titolo Che bel paesaggio.

In uno scompartimento di un treno, un uomo, che sembra uscito dagli anni ’40, e una ragazza si osservano con attenzione. Lei fissa il finestrino quando, annoiata dal paesaggio, prende un telecomando e cerca di cambiarlo. Ecco allora scorrere, come diapositive, le immagini del deserto, del Grand Canyon, del mare, ma la ragazza non sembra essere soddisfatta fino a che non trova il “canale” giusto, quello che mostra la Piazza dei Miracoli di Pisa.

Anche questa volta non fu facile convincere Fellini ad accettare, come dichiarava al Corriere della Sera Giulio Romieri, il presidente dell’agenzia Brw and partners: «Quando nel 1984 la Campari ci chiese di realizzare una pubblicità degna della sua tradizione, che nel passato aveva potuto contare su nomi di prestigio come Depero e Dudovich, il primo a venirci in mente fu lui, Fellini. Ci incontrammo a Roma e l’idea gli piacque. Il Campari, disse, gli ricordava la sua infanzia. Ci fece avere sette proposte. Scartate quelle che prevedevano esterni, troppo complicati, scegliemmo la settima, Che bel paesaggio, perché incentrato sul telecomando, oggetto in voga visto che era scoppiata la “zapping mania”. Deciso il soggetto, non tutto però andò liscio. Affiancato da collaboratori straordinari, tra cui Dante Ferretti, Piero Tosi, Bernardino Zapponi, Giuliano Geeleng e Nicola Piovani, Fellini si era messo al lavoro ma quando tutto fu pronto, lui cominciò a tirarsi indietro, si smosse solo dopo un’ ingiunzione». A quanto pare, convincere Fellini costò alla Campari 300 milioni e diverse strane richieste. Il regista infatti accettò a patto di poter ottenere un’auto con autista, di poter invitare ogni giorno 20 persone a colazione e un ufficio arredato secondo le sue disposizioni, un arredamento “povero” che gli ricordava i suoi esordi.

La realizzazione dello spot, della durata di un minuto, richiese 2 mesi di lavoro e una team di 52 persone, anche perché Fellini fece costruire i modellini del paesaggio alti 7 metri e lunghi 14 (quando normalmente non superavano i 2 metri). Il lavoro, realizzato dallo scenografo Dante ferretti, fu estremamente minuzioso: insistette infatti per ricoprire le piramidi con degli specchi perché così erano quelle originali, studiate per riflettere la sabbia e rendere invisibili le tombe dei Faraoni. Lo spot ebbe moltissimo successo in tutto il mondo, suscitando anche l’interesse del MoMa di New York.

Vi mostriamo infine anche gli spot da Lui realizzati per la Banca di Roma: questi furono i suoi ultimi lavori, il maestro scomparve nell’ottobre del 1993, qualche mese dopo la conclusione dell’ultimo spot.

Il tris di spot, che hanno come protagonista Paolo Villaggio, sono accomunati come gli altri da atmosfere irreali e più che mai oniriche, tutte e tre le pubblicità raccontano infatti dei sogni.

Nel  primo, caratterizzato da un’atmosfera cupa e inquietante, il protagonista fa un sogno in cui tornano “vivi” i suoi timori di quando era adolescente: l’affascinante vicina di casa olandese, irraggiungibile poichè troppo grande e un leone che piange.

Anche il secondo spot ha tinte decisamente inquietanti, qui il sogno vede Villaggio al volante di una macchina all’interno di una galleria che inizia a crollare a pezzi bloccandone la via d’uscita. Un simbolo delle insicurezze e degli ostacoli che bisogna superare per vivere meglio.

Il terzo spot, e quindi il terzo sogno, ha dei toni decisamente più luminosi, finalmente il nostro protagonista si trova in un luogo aperto e assolato, un grande campo di grano: sta pranzando insieme ad una bella ragazza (una giovane Anna Falchi), servito e riverito da vari camerieri. Ma la tranquillità è apparente, l’imprevisto è dietro l’angolo, così come il treno che sta per sopraggiungere.


Titolo:  Alta Società

Prodotto:  Pasta Barilla

Anno: 1985

Regia:  Federico Fellini

Agenzia: Cbn International

Musica: Tema La Dolce Vita, Nino Rota (arrangiamento Nicola Piovani)


Ecco il filmato di Alta Società che raccoglie la versione integrale da 60 secondi e quella da 30:



Titolo:  Che bel paesaggio

Prodotto:  Bitter Campari

Anno: 1985

Regia:  Federico Fellini scenografia ferretti

Agenzia: Brw and partners

Musica: La rumbetta del trenino,  Nicola Piovani



Titolo:  Sogno del Leone in cantina, Sogno della galleria, Sogno del “déjeuner sur l’herbe”

Prodotto:  Banca di Roma

Anno: 1992

Regia:  Federico Fellini

Interpreti: Paolo Villaggio, Anna Falchi

Musica: Tema originale, Nicola Piovani


Sogno del Leone in cantina


Sogno della galleria


Sogno del “déjeuner sur l’herbe”

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