The Hurt Locker, tutto sulla Bigelow
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The Hurt Locker, tutto sulla Bigelow

La vita e le opere della regista premio Oscar 2010

The Hurt Locker, tutto sulla Bigelow

La vita e le opere della regista premio Oscar 2010

Pubblichiamo alcuni inserti del pressbook ufficiale del film premio Oscar 2010.

Ecco cosa dichiarò Kathryn Bigelow, regista premio Oscar 2010, all’uscita di The Hurt Locker (leggi la trama):  «La paura si è fatta una cattiva fama ma io non credo che sia meritata. La paura è chiarificatrice. Ti obbliga a mettere davanti le cose importanti e tralasciare quelle insignificanti. Quando Mark Boal è tornato da una missione come reporter in Iraq, mi ha raccontato dei soldati che disarmano le bombe in piena guerra, ovviamente un lavoro da unità speciale con elevatissimo tasso di mortalità. Quando mi ha detto che erano persone estremamente vulnerabili e che per disarmare una bomba che uccide con un raggio fino a 300 metri utilizzano solo un paio di pinze, sono rimasta scioccata. Quando poi ho appreso che sono volontari e che spesso questo lavoro li prende talmente tanto da non potersi immaginare a fare qualcosa di diverso, ho scoperto che quello era il mio nuovo film».

La biografia/filmografia di Kathryn Bigelow:

Kathryn Bigelow è regista di talento e audace, determinata a far crescere il numero di donne regista” (Variety). Nel corso della sua carriera ad Hollywood la Bigelow si è distinta come una delle registe più innovative. Nel 1985 la Bigelow ha diretto e collaborato alla sceneggiatura del commovente Near Dark-Il buio si avvicina prodotto da Steven-Charles Jaffe. Il film è stato acclamato dalla critica come un “horror poetico”. Come sempre lo stile visivo della Bigelow ha raccolto reazioni positive dalla stampa che l’ha descritta come “sognante, appassionato e terrificante, una visione allucinante delle notti americane che diventa seducente e al contempo devastante”. Dopo l’uscita del film il Museo d’Arte Moderna ha onorato la Bigelow con una retrospettiva sulla carriera. Nel 1991 la Bigelow ha diretto il thriller d’azione Point Break, con Keanu Reeves e Patrick Swayze. Presentato dalla Largo Entertainment Pictures, con la produzione esecutiva di James Cameron, Point Break esplora i pericolosi estremi di una lotta psicologica tra due giovani. Commentando il lavoro della Bigelow su questo film, The Chicago Tribune loda la sua sorprendente sensibilità di regista e la descrive come “un talento unico, una regista dalle capacità uniche … la Bigelow va a toccare qualcosa di primitivo e forte. E’ una sensualista nel più sensuale dei mezzi”. Quando uscì Strange Days nel 1995, Roger Ebert lo definì un “tour de force tecnico”. In questo film la Bigelow esplora le inquietanti prospettive di una realtà virtuale creata al computer e dell’incalzante nuovo millennio. Strange Days riceve elogi dalla critica ed è lodato per la forza, l’unicità e l’intensità delle immagini. Janet Maslin, scrive sul The New York Times: “il talento furioso della Bigelow funziona a pieno regime, utilizzando materiale infuocato dalle misteriose promesse, e trasforma Strange Days in un’innegabile gita di piacere che lascia col fiato sospeso”. Con Ralph Fiennes, Angela Bassett e Juliette Lewis, Strange Days è stato scritto insieme a James Cameron e distribuito dalla Twentieth Century Fox. Tratto dal best-seller di Anita Shreve, Il mistero dell’acqua è diretto dalla Bigelow con Sean Penn, Sarah Polley, Catherine McCormack e Elizabeth Hurley. Il film fu presentato in prima assoluta a un gala al 25° festival del cinema di Toronto nel 2000 e fu elogiato sia dalla critica sia da altri realizzatori. Variety lo ha descritto come il “più ricco, ambizioso e personale lavoro della Bigelow; imbevuto di suspense, trae vantaggio dalla propensione della Bigelow alla creazione di un senso visivo della minaccia e un’atmosfera di terrore”. Quando uscì K-19: The Widowmaker, il New York Times dichiarò che la Bigelow era “uno dei registi di maggior talento dei nostri giorni”. Con Harrison Ford, Liam Neeson e Peter Saarsgard, è stato uno dei film più acclamati dalla critica nell’estate del 2002. Il film racconta la storia dell’eroico equipaggio di una nave sovietica che rischia la vita per evitare un disastro nucleare a bordo del sottomarino. La critica ha acclamato la Bigelow definendola “tecnico esperto che non sbaglia mai” (Roger Ebert) e K-19 “una storia di coraggio, patriottismo e onore, a prescindere dalla bandiera cui appartieni” (CNN). La Bigelow si è spinta dove altri registi non erano mai andati, trasformando dei soldati sovietici all’epoca della Guerra Fredda in eroi di una grossa produzione americana. Per la Bigelow era importante raccontare questo capitolo dimenticato della storia. “…A volte mi permetto di sperare che K-19 giochi anche un altro ruolo: riuscire a tenere aperta la stretta finestra ideologica attraverso la quale noi Americani abbiamo guardato un passato e una cultura particolari. In quei momenti ripenso alle tante cose 12 allarmanti che ho visto in Russia e alla maggior parte delle persone che ho incontrato laggiù: i nostri ex nemici il cui grande coraggio oggi, finalmente, dopo tutti questi anni, potremmo essere pronti a riconoscere”. Nell’estate del 2008 la Bigelow ha completato il suo film più recente e più radicale, The Hurt Locker. Con Jeremy Renner, Anthony Mackie e Brian Geraghty, The Hurt Locker narra le vicende di un’unità speciale addetta al disarmo delle bombe in una soffocante Bagdad. Scritto dal reporter e sceneggiatore Mark Boal, tratto dalla sua esperienza come reporter a seguito di una EOD (unità per la dismissione di esplosivi) in Iraq nel 2004, questa testimonianza di vita vissuta esamina non solo la psicologia di un esercito di volontari, ma anche quella di un soldato attirato dalla guerra come una falena dal fuoco. The Hurt Locker è stato girato tutto ad Amman, Giordania. Nella sua dichiarazione da regista per la prima mondiale di The Hurt Locker al Festival di Venezia del 2008, la Bigelow afferma “La paura si è fatta una cattiva fama ma io non credo che sia meritata. La paura è chiarificatrice. Ti obbliga a mettere davanti le cose importanti e tralasciare quelle insignificanti. Quando Mark Boal è tornato da una missione come reporter in Iraq, mi ha raccontato dei soldati che disarmano le bombe in piena guerra, ovviamente un lavoro da unità speciale con elevatissimo tasso di mortalità. Quando mi ha detto che erano persone estremamente vulnerabili e che per disarmare una bomba che uccide con un raggio fino a 300 metri utilizzano solo un paio di pinze sono rimasta scioccata. Quando poi ho appreso che sono volontari e che spesso questo lavoro li prende talmente tanto da non potersi immaginare a fare qualcosa di diverso, ho scoperto che quello era il mio nuovo film”.

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