Viaggi nel Tempo: verso il passato o verso il futuro
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Viaggi nel Tempo: verso il passato o verso il futuro

Scopriamo la differenza tra viaggi nel passato e viaggi nel futuro e sulla possibilità reale di realizzare un viaggio nel tempo

Viaggi nel Tempo: verso il passato o verso il futuro

Scopriamo la differenza tra viaggi nel passato e viaggi nel futuro e sulla possibilità reale di realizzare un viaggio nel tempo

In occasione dei venticinque anni dall’uscita del primo Ritorno al Futuro – il film che meglio di qualunque altro ha saputo giocare con i vari aspetti del viaggio del tempo – Best Movie ripercorre i più celebri viaggi nel tempo visti al cinema.

La moderna concezione di viaggio nel tempo, quella che rientra nel genere della fantascienza, e che quindi presuppone una tecnologia capace di trasportare le persone nel tempo, risale a H.G. Wells, che nel 1895 scrisse The Time Machine, inventando anche il primo modello di macchina del tempo.

Benché la maggior parte delle macchine del tempo consenta indiscriminatamente di muoversi attraverso il tempo solo impostando delle coordinate, fisicamente c’è una bella differenza tra le due direzioni di viaggio, tra andare nel passato ed andare nel futuro… un po’ come tra fare una scala in salita o farla in discesa.

Il viaggio nel futuro è fisicamente possibile, anche se questo non vuol dire certo che sia un tipo di attività a portata di mano. E’ sufficiente disporre di un mezzo di trasporto che viaggi ad una velocità prossima a quella della luce ed il gioco è fatto: la teoria della relatività di Einstein è ampiamente dimostrata e sostiene tale tesi. Da un punto di vista logico, il viaggio nel futuro è anche quello che crea meno problemi, in quanto è impossibile indurre paradossi: viaggiare in avanti nel tempo ci farebbe soltanto “saltare” degli anni. Ovviamente il viaggio è di sola andata (anche perché quello di ritorno, tecnicamente, è un viaggio nel passato). Non a caso, la letteratura sui viaggi nel tempo cominciò nell’antichità proprio con viaggiatori nel futuro: è celebre ad esempio la leggenda giapponese di Urashima Taro, che, dopo aver trascorso tre giorni in un magico regno in fondo al mare raggiunto a dorso di tartaruga, al suo ritorno scopre che sono passati trecento anni e tutti i suoi cari sono morti da tempo.

Il viaggio nel passato è impossibile, sostengono molti studiosi, perché porterebbe troppo facilmente a dei paradossi, ovvero ad eventi non coerenti dal punto di vista logico ed in contrasto con il principio di causalità (secondo cui la causa precede sempre l’effetto). Robert Heinlein nel suo racconto “All You Zombies” porta agli estremi il paradosso del viaggio nel tempo, ipotizzando una persona che, attraverso vari viaggi, riesce ad essere contemporaneamente madre e padre di se stessa…

Un viaggio indietro nel tempo consentirebbe al viaggiatore di alterare la storia, ed è questo il motivo di discussione tra studiosi e appassionati. Se il viaggio nel passato avesse come destinazione una dimensione parallela, ad esempio, non ci sarebbero paradossi: ma è la classica soluzione banale del problema. L’opinione del celebre fisico Stephen Hawking è che il viaggio nel passato sia impossibile perché, altrimenti, avremmo già avuto visite dal futuro. Il principio di autoconsistenza di Novikov sostiene invece che l’universo è immutabile e che ogni azione compiuta da un viaggiatore temporale non altera la storia, ma ne ha sempre fatto parte. Pertanto è impossibile generare paradossi ed è impossibile cambiare gli eventi già accaduti.

I paradossi sono divisibili concettualmente in tre categorie: paradossi ontologici, paradossi di predestinazione, che spesso e volentieri accadono contemporaneamente, più il cosiddetto paradosso del nonno. Nel cinema, tutti i tipi di paradossi sono stati ampiamente sfruttati come snodi centrali delle sceneggiature di numerosi film.

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