Viaggi senza macchina del tempo: The Butterfly Effect e i Simpson
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Viaggi senza macchina del tempo: The Butterfly Effect e i Simpson

Scopriamo cosa hanno in comune Homer Simpson ed il drammatico film con Ashton Kutcher, dove anche le migliori intenzioni posso portare a conseguenze disastrose

Viaggi senza macchina del tempo: The Butterfly Effect e i Simpson

Scopriamo cosa hanno in comune Homer Simpson ed il drammatico film con Ashton Kutcher, dove anche le migliori intenzioni posso portare a conseguenze disastrose

In occasione dei venticinque anni dall’uscita del primo Ritorno al Futuro – il film che meglio di qualunque altro ha saputo giocare con i vari aspetti del viaggio del tempo – Best Movie ripercorre i più celebri viaggi nel tempo visti al cinema.

“Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”. Questa famosa espressione, alla base della Teoria del Caos, fa riferimento al fatto che piccole, insignificanti variazioni dello stato delle cose possono avere enormi ed inaspettati effetti a lungo termine. Il racconto A Sound of Thunder di Ray Bradbury è il primo esempio di (letterale!) effetto farfalla in fiction, ma, per restare al cinema, un esempio è quello che viene efficacemente mostrato in Sliding Doors, in cui ritardare di meno di un secondo a scendere le scale significa prendere o perdere un treno e tutto quel che ne consegue per la vita – che sullo schermo si sdoppia – della protagonista Gwyneth Paltrow. Ashton Kutcher è il protagonista invece di The Butterfly Effect, inquietante film che porta alle estreme conseguenze la teoria dell’effetto farfalla: Evan ha sempre avuto nella sua vita strani blackout. Quando scopre di poter tornare indietro nel tempo per rivivere quei blackout e alterare il corso degli eventi, comincia ad innescare una serie di cambiamenti del tutto inaspettati che peggiorano continuamente la situazione, fino al punto di dover prendere decisioni estreme (la Director’s Cut ha un finale diverso e molto più drammatico della versione vista al cinema). Evan ha il potere di tornare indietro nel tempo in specifici momenti della sua vita per un tempo limitato (la durata dei blackout) e cambiare il corso degli eventi. Dal punto di vista narrativo, la cosa funziona abbastanza bene, da quello logico decisamente meno: le situazioni in cui Evan –bambino- si trova al termine dei blackout vengono a volte spiegate da quello che Evan compie nei suoi viaggi nel tempo, ma le conseguenze di quei blackout si palesano solo dopo i vari salti temporali. Evidentemente, qualcosa non torna e nel finale viene anche infranta la regola aurea dei film sui viaggi nel tempo: una volta stabilite le regole del viaggio, qualunque esse siano, e con esse la logica interna del film, rispettale. Evan, invece, nell’ultimo viaggio, non ritorna nel momento di un blackout come aveva fatto per tutto il film, ma in un momento a sua scelta. Il carisma di Ashton Kutcher non certo è sufficiente per sostenere un film così drammatico, ma certamente risulta più incisivo dei protagonisti dei due scarsi seguiti del film, che nulla tolgono o aggiungono alle intuizioni del primo.

Per vedere un ottimo esempio dell’effetto farfalla forse è meglio far riferimento all’episodio de i Simpson (speciale Halloween della quinta stagione) in cui Homer, tentando di riparare un tostapane, lo trasforma in una macchina del tempo che lo porta avanti ed indietro dalla preistoria. I danni che Homer causa con la sua goffaggine si ripercuotono comicamente sull’evoluzione e sulla storia, così, ad ogni viaggio indietro, trova una situazione diversa, tra cui un mondo dominato da Flanders ed uno, ancor più spaventoso, in cui nessuno sa cosa siano le ciambelle…

Ecco il trailer di The Butterfly Effect:

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