Bisogna voler bene ai cinema
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Bisogna voler bene ai cinema

Bisogna voler bene ai cinema

Quando facevo il Centro Sperimentale, il mio maestro Giancarlo Giannini una volta mi disse: «Scegliti bene i tuoi nemici. Ma sceglili». Se c’è una cosa difficile, oggi, è scegliersi i nemici dentro la bolla. Fuori si litiga per qualunque cosa. C’è un mondo che ha solo da litigare. Ma non lo sa fare. Noi, che sapremmo litigare benissimo e che passiamo le cene e i buffet ai festival a insultare chiunque – specie se non è presente o non appena si allontana – poi ci riscopriamo sempre amici di tutti. E si affastellano, in pubblico, parole come “capolavoro”, “clamoroso”, “fantastico”. Che ogni volta sembra che si stia parlando di Fellini, e poi invece ci si riferiva a qualcosa successa dentro il Raccordo Anulare. Che no, non hanno visto ancora, figuriamoci, ma è davvero la prossima che vedranno, domani. Io sono stufo. Perché allora pretendo che si faccia gruppo. Fronte comune. Almeno pubblicamente, se non ai buffet.

Questo permetterebbe di chiederci dove abbiamo sbagliato. Perché è evidente, che abbiamo sbagliato. Durante il lockdown gli unici che si preoccupavano dei teatri chiusi erano quelli che in teatro ci lavorano. Sì faceva casino, giustamente, per i ristoranti, i bar, le discoteche, le piste da sci. Che è passato un anno e sembra siano passati i secoli. E invece no, io ricordo tutto. E dei teatri non parlava nessuno. Figuriamoci dei cinema. “Facciamoci le vaccinazioni”, diceva qualcuno pur illuminato. E serpeggiava nel frattempo la paura di quei posti chiusi, al buio. I cinema che fanno paura: abbiamo sempre sperato che fosse così, ma non era questo il modo in cui ce lo aspettavamo. E poi, un giorno, si apre. E allora via, a cinema riaperti, facciamo i conti e ci chiediamo solo dove abbiamo sbagliato.

Ragazzi, basta passare Ventimiglia. Non è così complesso. In Francia: prima settimana di riapertura, coprifuoco alle 22, cinema aperti al 35 per cento di capienza, risultato? Due milioni e trecentomila spettatori. In Italia, stesso periodo, coprifuoco alle 23, sale al 50 per cento di capienza, duecentomila persone scarse. In Italia non è uscito quasi nulla in quel periodo: si è deciso di aspettare. Vedere. Capire. Hanno aperto i bar, dai su. In Francia sono usciti film attesi e blockbuster, compresa l’animazione giapponese, che da noi in sala esce pochissimo e grazie solo a coraggiose e intelligenti distribuzioni. Quelle stesse distribuzioni che in Italia preferiscono aspettare Natale.

Strategia giusta, considerando che siamo a giugno. Insomma, come in quelle vecchie barzellette dove ci sono italiani e francesi, dove noi finiamo male e loro fanno un figurone. O viceversa. Allora, è colpa dei francesi, è colpa di Ventimiglia, è colpa degli esercenti, o è solo colpa di chi finge di volere bene al cinema, ma che si dimentica che conditio sine qua non è volere bene AI cinema? Vuoi vedere che stavolta, in questa barzelletta specifica, gli stro**i, siamo noi?

 

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