Non è la prima volta che fai un film con Tim Burton, sei già stato il Pinguino in Batman – Il ritorno. Com’è stato lavorare di nuovo con lui?
«Be’, la prima volta fu un’esperienza magnifica: Tim è un regista molto, molto visuale, ogni volta che sei su un suo set ti senti dentro un dipinto. Quando ci siamo incontrati per la prima volta siamo andati subito d’accordo. Mi ha voluto subito far vedere un quadro che aveva fatto, si vedeva il mio personaggio, Oswald, da bambino, seduto su una palla a strisce colorate, sullo sfondo di un tendone del circo: era commovente, e tra l’altro sotto il disegno c’era scritto “Mi chiamo Jimmy ma mi chiamano l’Orrendo Bambino Pinguino”. Dopo Batman ho fatto un altro film con Tim, Big Fish, nel 2003, che a modo suo è un altro film sul circo; e ora c’è Dumbo, ed è come se avessimo finalmente completato la trilogia circense di Danny e Tim».
Cosa ti piace di più di Tim Burton?
«È una persona meravigliosa, piena di calore umano, e poi è un artista di grande sensibilità: lavorare con lui è come venire catapultati nello studio di Kandinsky, o di Picasso, o di Pollack. Tim è pieno di energia e inventiva, stare con lui è esaltante».
Qual è il tuo rapporto con il Dumbo originale, quello del ’41?
«Lo amo, ovviamente. Questo film è una grande opportunità perché tutti amano Dumbo: è una piccola gemma, sintetica e diretta, dura solo 63 minuti! Lo vidi per la prima volta quando ero un bambino, e oggi ho tre figli, che a loro volta l’hanno visto con me; ogni volta che in famiglia arriva un nuovo bambino bisogna fargli vedere Dumbo! L’ultima volta che l’ho visto è stato poco prima di ottenere questa parte, e resta magnifico; ma credo, e mi sento di affermarlo senza paura, che la versione di Tim sarà ancora meglio».
L’intervista completa è pubblicata su Best Movie di marzo, in edicola dal
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