Dopo Baciami ancora, Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino e Vittoria Puccini tornano a lavorare insieme ne La vita facile, la nuova commedia diretta da Lucio Pellegrini (Figli delle stelle) che racconta la storia di due amici, Luca Manzi (Accorsi) e Mario Tirelli (Favino), ora medici che, dopo aver condiviso gran parte della loro vita insieme, sono costretti ad allontanarsi a causa di una donna, Ginevra (Puccini). Femme fatale che li farà innamorare entrambi, ma poi sposerà Mario. È a quel punto che Luca decide di partire per l’Africa…
Pierfrancesco Favino in questi giorni è sul set torinese de L’industriale, il nuovo film di Giuliano Montaldo, «un vero maestro» dice l’attore. Lo intercettiamo durante una pausa dalle riprese per farci raccontare l’esperienza de La vita facile, dove non solo ritrova vecchi amici (Stefano Accorsi e Vittoria Puccini) ma anche il regista Lucio Pellegrini che lo aveva diretto ne I figli delle stelle. Partiamo proprio dal film, nelle nostre sale dal 4 marzo… (Foto: Chico De Luigi/Fandango)
Best Movie: Chi è Mario Tirelli?
Pierfrancesco Favino: Mario è quello che invece di scegliere l’ideale ha scelto la carriera. Quello che, nonostante questo rapporto fraterno e di amicizia con Luca, complice anche la presenza di una donna, si è lasciato conquistare dagli agi della vita borghese.
BM: Che cos’hanno in comune Mario Tirelli e Pierfrancesco Favino?
PF: Assolutamente niente. E proprio questo è il bello. Mi sono divertito a fare un personaggio così distante da me, cinico e molto comico. Che sicuramente ha dei parenti lontani nel nostro cinema, quello di Alberto Sordi & Co., per intenderci.
BM: Si è ispirato a qualche grande nome della commedia all’italiana?
PF: Uno in particolare no. Fortunatamente abbiamo avuto tanti bravi attori che se uno deve farsi furbo cerca di rubare a destra e sinistra. Sordi, Tognazzi, Gassman, Manfredi… tutti avrebbero fatto meravigliosamente Mario: il classico guascone cinico.
BM: Luca (Accorsi) e Mario sono amici?
PF: Sì, sono cresciuti insieme e sono stati molto legati….
BM: Però Mario gli porta via Ginevra (Puccini)…
PF: Questa volta gliel’ho strappata! (ride)
BM: Totalmente?
PF: Ma questo lasciamolo stare! (ride) Secondo me totalmente, però….
BM: Ci dica qualcosa di Vittoria, allora…
PF: Lei è stata bravissima: è riuscita a mettere dell’ironia e un certo tipo di femminilità in un personaggio diffi cile da fare. Riesce con molto gusto a divertirsi ed essere divertente. E poi in poco tempo è entrata in quella sintonia che c’era e c’è tra me e Stefano.
BM: Com’è stato tornare a lavorare con Stefano Accorsi? Questa volta ve la siete cercata…
PF: Lavorare con lui è sempre un piacere! Tra noi c’è veramente un affetto e ormai ci conosciamo bene. Poter condividere anche le occasioni di divertimento, d’improvvisazione, di sfottò, ci ha permesso di prenderci delle libertà che hanno funzionato.
BM: In effetti l’affi atamento che c’è tra lei e Accorsi è palese anche sullo schermo…
PF: Spesso si ride perché si vede che noi ci divertiamo. Vedi la sbronza in piscina o quando, dispersi nella notte africana, ci ritroviamo a dover caricare su un carro un vitello sacro alla popolazione locale, inavvertitamente investito….
BM: Che cosa gli invidia?
PF: La capacità di essere sempre entusiasta. Stefano è un uomo estremamente positivo.
BM: Che cosa, invece, Favino ha più di Accorsi?
PF: Il contrario. Cioè lo spaccare il capello in quattro per scoprire quei lati nascosti che forse la meravigliosa tranquillità di Stefano lascia per strada….
BM: Prima volta in Africa?
PF: In Africa nera, sì. Ero stato solo in Africa del nord prima di allora.
BM: Com’è stato l’impatto?
PF: Be’, l’Africa ha un’energia incredibile. Che ti invade, ti trasforma, ti spinge a guardarti dentro in modo diverso. La nostra è una storia divertente, ma spero che il fi lm ci dia anche la possibilità di raccontare ciò che quelle persone fanno in maniera così degna.
BM: Un ricordo dal Kenya.
PF: Un giorno Vittoria, Stefano ed io siamo andati a fare un giro in macchina e a un certo punto siamo capitati in mezzo a un branco di elefanti. Siamo rimasti mezz’ora in silenzio davanti a loro. Un’altra esperienza condivisa che ci ha unito molto.
BM: Come definirebbe questo film?
PF: Nella colonna sonora del fi lm c’è una canzone di Franco Battiato (“La stagione dell’amore”, ndr) che dice: «Gli orizzonti perduti non ritornano mai». Io credo che questo fi lm dimostri che quella frase non è poi così vera. Perché a volte gli orizzonti che si ritenevano perduti purtroppo o per fortuna ritornano. La cosa che mi auguro di più, comunque, è che gli spettatori, uscendo dalla sala, ridano e siano divertiti.
BM: Cosa le riserva il futuro?
PF: Per il momento sto girando a Torino il film L’industriale di Giuliano Montaldo (con Carolina Crescentini e Francesco Scianna, ndr). Un vero maestro. Ci sono altri progetti in ballo, ma sono ancora tutti top secret. Ho anche girato una miniserie tv per la Rai – che probabilmente verrà trasmessa in primavera – sul generale Della Rovere, tratto da un racconto di Indro Montanelli. Quasi una citazione del film di Rossellini con De Sica.
BM: C’è spazio per orizzonti anche diversi dalla recitazione?
PF: Certo. Sono aperto a tutto ciò che può creare un’energia positiva intorno al mondo del cinema. Perché credo che in questo momento ce ne sia bisogno. Mi piace l’idea di riuscire a unire persone che condividano un punto comune e abbiano voglia di rinnovare la loro modalità di lavoro. E di collaborare a progetti non necessariamente da protagonista. Sento che il nostro cinema ha bisogno di unire le forze e far sentire voci diverse. E sento anche che la nostra generazione debba prendersi la responsabilità di essere diventata adulta.
BM: La vita di Pierfrancesco Favino è una vita facile?
PF: Non lo è nella prima accezione che viene in mente a me, cioè una vita senza pensieri. La mia vita per certi versi è molto privilegiata. Questo non vuol dire che sia facile… però è una vita che mi sono scelto e che mi rende felice, anche quando mi richiede qualche sforzo in più.