Paolo Ruffini, volto amato del pubblico televisivo e cinematografico che recentemente abbiamo visto in veste di attore in L’agenzia dei bugiardi e Modalità aereo, ma che ha anche ottenuto un ottimo successo dietro la macchina da presa con Fuga di cervelli e Tutto molto bello, si aggiunge alla lunga lista di celebrità che ha voluto partecipare alla nostra iniziativa, raccontandoci quali film sta guardando in questo periodo di isolamento. Di serie tv preferisce non parlare, ed è proprio lui a spiegarci perché nel bell’intervento che ha scritto per noi qui sotto.
“Il cinema è una notizia che non finisce mai” diceva Truffaut. È come una persona: cresce. Cambia.
Per me il film è sempre stato un amico. E gli amici, nel tempo, ti dicono sempre cose nuove, e ti fanno da specchio: ti ricordano chi sei.
Ad esempio “Arancia Meccanica” me lo vedo almeno una volta ogni 5 anni, da quando ne avevo 15. Cresce con me. È sempre urgente. È un film che mi parla dell’11 settembre. È un film che mi parla di Trump. È un film che mi parla anche del Coronavirus.
Ecco dunque che tanti film che io vidi in maniera “scolastica” tanti anni fa adesso possono consegnarmi altre suggestioni. Ricordo ad esempio che i film di Fellini li vidi “perché li dovevo vedere” per essere un degno cinephile. Non si poteva avere un cineforum se non parlavi benissimo di Fellini o di Antonioni. Solo che io, il mio Cineforum (Nido del Cuculo) lo iniziai a 17 anni, e credo che fosse normale che sentissi più ganzo e vicino “Pulp Fiction” piuttosto che “Amarcord”. Ovvio che adesso, Fellini, mi racconta altro, e mi fa compagnia come un grande parente saggio.
Nessuno può definirsi solo se ha il cinema. E il cinema, oggi come non mai, è di tutti.
Una precisazione: io per “policy aziendale” non guardo serie. Mi perdo “Trono di spade”, “Elite”, “Breaking Bad”, etc… Mi sono visto solo “Black Mirror” perché è autoconclusivo. Io non ho mai sopportato gli sceneggiati… ops… le serie. E con questo, già mi sono inimicato tutti, vero?
Lo so, non so che cosa mi perdo. Lo so, sono meglio le serie di tanti film. Lo so, ormai il cinema va in quella direzione. Lo so, lo so. Purtroppo per me il cinema è tutto ciò che potrebbe essere visto al cinema. Scusate. Sparatemi pure.
Poi, ci mancherebbe, anche la tv e le serie tv possono essere arte. Prendi “Twin Peaks”: molto meglio in tv che l’applicazione cinematografica di “Fuoco, cammina con me”. Capisco che sono meravigliose, ma nemmeno il Coronavirus può spronarmi ad abbandonare l’approfondimento di grandi autori come Salce, Germi, o Festa Campanile oppure di Schrader, Kasdan o Jerry Lewis. Allora prima mi vedo “L’anatra all’arancia” (uno dei miei grandi tasselli mancanti) e poi magari mi vedrò “La casa di Carta”, prima mi vedo “Silverado” e poi mi vedrò “Freud”.
Quindi, questa è la logica delle mie visioni in questo periodo di isolamento.
1) Riscoprire i maestri, riconosciuti e non. “Un Borghese Piccolo Piccolo” di Monicelli credo che sia uno dei capolavori più sottovalutati del nostro cinema, come lo Scola di “Brutti, Sporchi e Cattivi”. Così come invece continua ad essermi ostico Antonioni, ma “Identificazione di una donna” me lo sono rivisto, e comunque mi è servito.
2) Tappare i buchi. Avete mai visto “Autofocus” di Schrader? È incredibile. Io ad esempio non avevo mai visto “Un eroe dei nostri tempi”, con un Alberto Sordi inarrivabile. Ebbene, quel film è entrato nella mia hit parade personale. Un capolavoro assoluto. Un pomeriggio su Rete 4 mi sono visto “Lo sperone nudo” di Antony Mann. Mamma mia! Che capolavoro! E poi tengo sempre acceso su Cine 34, ci sono delle perle straordinarie.
3) Concedermi un occhio alla contemporaneità. Sono tra i sostenitori del “Buco” di produzione Netflix. Ho ritrovato De Angelis con “Il Vizio della Speranza”. Mi sono visto finalmente “Il Colpo del Cane”. Mi sono immerso nella produzione horror di livello distribuita in Italia dall’etichetta Midnight Factory.
Insomma il cinema, anche in questi tempi dolorosi, rimane l’occasione più semplice per sognare e incantarsi. Il cinema è sempre più sinonimo di speranza. Ora lo stiamo vedendo, spero che presto si ritorni a farlo.
E spero che il nostro governo si accorga che anche la cultura fa parte della salute, perché un Paese che si ferma nella produzione e nell’esercizio teatrale, musicale e cinematografico, è un Paese in cui sarà molto più facile essere clinicamente dementi e quindi pericolosi. Mi auguro che interventi economici a favore di questo disastro siano importanti per costruire un nuovo sistema e per sostenere tutti coloro che operano affinché il pubblico in momenti dolorosi possa sempre trovare un amico: il film.
Potrei continuare per ore, ma preferisco andarmi a vedere “Il Sindacalista” con Lando Buzzanca e Renzo Montagnani. Scusate.
Qui trovate la lista completa dei consigli su film e serie tv dei protagonisti del cinema italiano.
Foto: © Ernesto Ruscio/Getty Images
© RIPRODUZIONE RISERVATA